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Romagnano ricorda Stefano Zacchetti, docente a Oxford morto a 52 anni

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Romagnano ricorda Stefano Zacchetti, docente a Oxford morto a 52 anni.    La famiglia, per anni titolare dell’omonima azienda, da anni ha lasciato il paese.

Romagnano ricorda Stefano Zacchetti, docente a Oxford morto a 52 anni

Zacchetti lasciò Romagnano dopo la maturità, conseguita nel 1986, per intraprendere prima il liceo e poi gli studi sfociati in una carriera di livello internazionale. Frequentò il liceo classico Carlo Alberto di Novara, uscendo con il massimo dei voti. Già ai tempi aveva dimostrato di possedere una mente brillante; gli ex compagni di scuola lo ricordano per le tantissime passioni, tra cui il violino, e per il carattere solare e travolgente. Dopo la maturità si trasferì a Venezia per seguire i corsi dell’università Ca’ Foscari, dove studiò cinese e sanscrito. Si laureò con una tesi su “Le versioni cinesi del Sutra del diamante” per poi ottenere un dottorato sulla più antica versione cinese della Pancavimsatisahasrika Prajnaparamita.

Gli studi in Cina e a Leiden

Dal 1990 al 1992 studiò alla Sichuan University a Chengdu, in Cina e tra il 1994 e il 1995 al Sinologisch Instituut di Leiden; dal 2001 al 2005 ricoprì l’incarico di professore associato di filologia buddhista sino-indiana all’International research institute for advanced buddhology della Soka University di Tokyo; dal 2005 al 2012 tornò come ricercatore all’università Ca’ Foscari, mentre era visiting professor a Berkeley, in California.

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La cattedra ad Oxford

Nel 2012 fu nominato titolare della cattedra di studi buddhisti a Oxford, in qualità di Yehan numata professor of Buddhist studies. Era considerato un raffinato filologo a livello internazionale ed un erudito dalla sterminata competenza. La sua intuizione fu quella di incrociare gli studi sinologici a quelli indologici, facendo luce sulla contaminazione buddhista nella lingua e nel pensiero cinesi. «Ci è risuscito – lo ricorda Attilio Andreini, un amico dell’università – È diventato il migliore, l’autorità a cui tutti, nella comunità accademica internazionale, si rivolgevano per districarsi in quei territori ibridi in cui cinese e sanscrito deflagrano in idiomi riottosi che lui, però, addomesticava».

 

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