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Tiramani: con pochi anestesisti l’ospedale chiude

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Secondo l’assessoreo Paolo Tiramani, il declassamento di anastesia porterà a una lenta eutanasia l’ospedale di Borgosesia

Con il declassamento della struttura di anestesia e rianimazione si rischia di condannare a una lenta agonia tutto l’ospedale di Borgosesia. Ne è convinto l’assessore Paolo Tiramani, che in una lunga lettera segnala un problema che finora è passato inesservato.

«Ridurre l’attività e l’autonomia decisionale di una struttura di tale importanza significa morte certa per l’ospedale di Borgosesia – spiega Tiramani -. Questo perché le attività chirurgiche sono subordinate all’impiego della figura professionale dell’anestesista rianimatore. E in questi anni la chirurgia generale lamentava che il numero ridotto di anestesisti intralciava l’apertura delle sale chirurgiche. Lo stesso vale per l’area ginecologica e urologica. Figuriamoci cosa succederà degradando la struttura anestesia e rianimazione: avendo ancor meno potere decisionale e personale, le ore di servizio degli anestesisti saranno destinate a diminuire, collaborando sempre meno con gli altri primari».

Il risultato? «Ci ritroveremmo qui tra dodici mesi a parlare del lento declino dell’ospedale, con “professoroni” tecnici o politici che diranno che quel servizio a Borgosesia non serve, perché i numeri effettuati sono ridotti. In pratica una lenta eutanasia voluta dai vertici dell’Asl e dalla politica per dimostrare che il nostro nosocomio produce poche operazioni e quindi non si sostiene finanziariamente».

«Forse – conclude l’assessore – è arrivata l’ora di ribellarci a chi da Vercelli o Torino, chiuso nella classica stanza dei bottoni, decide sulle nostre vite e sui nostri figli, magari mantenendo un costosissimo poliambulatorio nella bassa perché utile al politico di turno, mentre non si rinnovano progetti sperimentali perché svolti da determinate persone, oppure si chiudono in toto reparti ospedalieri».

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