Attualità
Un anno di attesa per un’ecografia. “E poi all’ospedale mi hanno pure sgridata”. La protesta di una donna
Un anno di attesa per un esame e critiche per la dicitura “urgente”: un’utente dell’ospedale di Borgosesia riferisce la sua esperienza.
Un anno di attesa per l’ecografia
Una paziente residente in Valsesia protesta dopo un appuntamento all’ospedale di Borgosesia. Ha dovuto attendere un anno prima di fare l’esame in ospedale anche a causa del Coronavirus. Ha dovuto fare la trafila quattro volte, con altrettante impegnative. E una volta arrivata finalmente all’ospedale per l’esame, si è sentita pure sgridare perché sulla prenotazione era segnalata l’urgenza, e secondo lo specialista non era il caso. Così la paziente, infastidita da questa situazione, ha deciso di scrivere all’Ufficio relazioni con il pubblico dell’Asl di Vercelli e segnalare la vicenda.
L’esame
«E’ un anno che aspetto di fare questo esame alla tiroide – racconta la donna, residente in zona -. A causa del Covid tutti gli esami erano stati cancellati, e fin qui ci può stare. Appena è stato possibile tornare a farli, ho contattato il numero dell’Asl, e qui l’operatrice mi aveva detto che l’impegnativa del mio medico rimaneva valida. Invece quando sono andata al Cup a prenotare le cose erano già cambiate: serviva una nuova impegnativa. E così ho perso altro tempo. Il mio medico mi ha messo la priorità perché io devo fare questa ecografia che non c’entra nulla con i miei problemi alla tiroide, ma mi serve per una stimolazione ovarica che devo effettuare a breve a Milano».
L’urgenza
Quando finalmente è riuscita a effettuare l’esame, la donna è arrivata in ospedale e, racconta lei, si è presa il “cazziatone” da uno degli operatori: «Con maleducazione – scrive nella lettera inviata all’Urp – mi insulta perché mi sono presentata con urgenza e l’ultima eco era nel 2000». In realtà la donna aveva già svolto altri esami, ma a pagamento e in strutture private, quindi non risultavano nel “curriculum sanitario” presente negli archivi Asl. «Mi chiedo come mai una persona debba comportarsi in questo modo senza conoscere le ragioni per cui devo effettuare l’esame e senza sapere il mio passato. Il fatto che si sia permessa di mettere in dubbio il lavoro del mio dottore mi ha veramente fatto girare le scatole».
Il reclamo
Da qui la decisione di presentare un reclamo scritto. Ed espone così i fatti: «Chiedo il diritto alla buona educazione e garbatezza nei confronti dei pazienti da parte degli operatori sanitari». Poi specifica che la persona addetta all’ecografia «mi ha fatto la morale biasimando sul fatto che avessi un’urgenza secondo lei ingiustificata in quanto rilevava dal suo computer che la mia ultima ecografia risultava nell’anno 2000. Esatto. Anno 2000 presso l’Asl. Non essendo al corrente della mia storia clinica privata e neanche delle motivazioni dell’urgenza, ritengo inopportuno questo atteggiamento aggressivo intimidatorio nei miei confronti. Aggiungo che l’esame è stato (secondo il mio giudizio) effettuato in modo frettoloso e contrariato. Spero che i risultati siano corretti».
La donna è rimasta turbata dal comportamento ricevuto: «Mi domando se ci fosse stato un anziano come avrebbe reagito? Non credo che sia professionale questo modo di fare, poi se ci sono delle perplessità si possono esprimere in modo pacato senza andare ad aggredire una persona che di certo non si sottopone a un esame per puro piacere, ma per una necessità». Il mese scorso un’altra utente ha invece riferito di essere stata trattata male mentre attendeva notizie della mamma, ricoverata.
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