Attualità
Valsesia, negli alberghi più letti ma meno clienti
«Per noi i dati del 2016 sono a dir poco scoraggianti. Si tratta dei peggiori da trent’anni a questa parte»
Più turisti in Valsesia e nel Vercellese, ma sono presenze ”mordi e fuggi”. Vale a dire, paradossalmente, che in zona arrivano più persone, che poi però non restano a dormire. Con grande disappunto degli albergatori: «Per noi i dati del 2016 sono a dir poco scoraggianti: si tratta dei peggiori da almeno trent’anni a questa parte». A commentare i numeri dell’Osservatorio turistico regionale è un preoccupato Riccardo Fava Camillo, consigliere delegato del consorzio ValsesiaIn.
Lo scorso anno le presenze (ovvero il numero dei turisti moltiplicato per le notti che hanno soggiornato in loco) hanno sfiorato le 290mila, quasi 20mila in meno rispetto all’anno precedente. Il che significa che c’è stata una diminuzione del 6,4 per cento. In controtendenza, come accennato, la situazione degli arrivi, che sono aumentati: nel 2015 erano stati 94mila, l’anno scorso 2mila in più. Valsesia e Vercellese confermano così una vocazione per il turismo “mordi e fuggi”, quello che arriva e va via in giornata o al massimo si ferma per una notte. D’altra parte, è anche vero che, per esempio, gli impianti di Alagna quest’anno hanno avuto un boom di presenze: evidentemente però molti sciatori se ne tornavano a casa la sera stessa.
C’è comunque da considerare che i dati includono sia la Valsesia che la parte bassa della provincia e non è possibile scorporarli. «In Valsesia la permanenza media dei turisti è di 2,4 giorni – prosegue Fava -; un risultato che andrebbe bene per una città d’arte o d’affari, ma non per una zona che si vuole proporre come turistica e fare di questo settore l’economia trainante, visto che altre non ce ne sono. Leggendo questi dati si evince che non siamo zona turistica. A mio avviso, con numeri così non andiamo da nessuna parte».
Nonostante gli ultimi dati siano negativi, gli investitori privati credono nelle potenzialità del territorio. Le strutture ricettive continuano ad aumentare: nel 2007 erano 195, l’anno scorso 230. Crescono di conseguenza anche i posti letto, circa 5.800 nel 2015, 6.046 l’anno scorso. «Da parte dei privati c’è la volontà di fare turismo – dice ancora Fava -, lo dimostrano le nuove aperture, così come gli investimenti messi in atto da chi c’è già e vuole migliorare la propria offerta». Cosa manca alla Valsesia per fare il salto di qualità? «Dovremmo chiederlo a chi non viene – risponde il delegato di ValsesiaIn – o meglio ancora a chi è venuto in passato e poi non è tornato».
Per Fava tutto parte da un “focus” che andrebbe corretto: «Personalmente credo si sia sempre fatto l’errore di guardare il territorio con i nostri occhi, invece dovremmo farlo con gli occhi del turista, entrare nella testa del turista di oggi. Pensiamo a Internet: non attireremo mai i giovani se non possono accedere a Internet. E non è che un esempio. Per migliorare questi dati occorre fare sistema e Valsesia In mette a disposizione la propria esperienza: lo scorso anno il nostro booking center ha registrato un più 35 per cento, il che significa che, anche se con fatica, determinati risultati si possono raggiungere».
I turisti italiani che visitano la Valsesia e il vercellese sono il 75 per cento del totale. Al secondo posto si piazzano i tedeschi, poi svedesi, francesi, inglesi e svizzeri. I primi non europei sono gli americani, poi ci sono i giapponesi e i cinesi. Sono stati circa 500 coloro che sono arrivati dall’altra parte del mondo, dall’Australia. L’Atl di Vercelli e Valsesia non è la sola ad aver perso punti, ma è un dato generalizzato a tutto l’alto Piemonte: anche le province di Biella e Novara hanno percentuali di presenze con il segno meno (ad eccezione del distretto turistico dei laghi). E’ invece in crescita il turismo a livello regionale.
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