Attualità
Via libera alla visite dei parenti in ospedale: ma solo per i casi gravi
Via libera alla visite dei parenti in ospedale: ma solo per i casi gravi. E’ da marzo scorso che non si possono andare a trovare i congiunti per il rischio Covid.
Via libera alla visite dei parenti in ospedale: ma solo per i casi gravi
Gli ospedali del Piemonte riaprono parzialmente le porte alle visite dei familiari ai pazienti. Ma non per tutti: l’obiettivo è consentire innanzitutto l’incontro tra ricoverati in particolari criticità cliniche o psicologiche e i loro congiunti. Ma anche per l’assistenza alle donne che debbano partorire. Il tutto ovviamente entro regole di sicurezza. Le visite sono sospese ormai da dieci mesi, vale a dire dal marzo scorso.
Superare l’isolamento per alcuni casi
«Superare l’isolamento estremo dei pazienti in ospedale – osserva l’assessore regionale alla Sanità del Piemonte, Luigi Genesio Icardi – anche se solo per una parte selezionata di malati, risponde alla necessità di reintrodurre un elemento di naturale, ma ‘cruciale’ umanità nel vissuto dei contagiati e dei loro famigliari, augurandoci che possa trattarsi di un primo passo verso il graduale ritorno alla normalità. Il conforto degli affetti è un aspetto da tenere nella massima considerazione, compatibilmente con lo stato di necessità degli ospedali».
La valutazione di una equipe
A valutare quando per un paziente, Covid o non Covid, sia opportuno, dato lo stadio della sua malattia, incontrare un membro della propria famiglia sarà un’equipe multidisciplinare di reparto composta da medico, infermiere e psicologo clinico. La presenza di quest’ultimo è giudicato fondamentale nel caso dei malati covid-19 e dei loro parenti, con cui questi ultimi possono avere, se necessario, un colloquio preliminare sia telefonico, sia “in presenza”.
Prima il tampone
Nel caso dell’accesso a un reparto Covid, per un congiunto le condizioni indispensabili sono l’assenza di sintomatologia riferibile a una possibile infezione da coronavirus e l’esecuzione, presso la struttura ospedaliera, di un tampone rapido, che ovviamente deve essere negativo. A quel punto, dopo l’incontro con lo psicologo, l’infermiere guida il congiunto nelle operazioni di vestizione dei Dpi in un’area “filtro”, che prevedono: camice idrorepellente, guanti, mascherina filtrante FP2/FP3, visore e cuffia.
Sui entra per 20 minuti
Il parente può così essere introdotto in reparto, per un incontro che può durare 20 minuti. In situazioni cliniche terminali o di grave malessere psichico, in caso di congiunti anch’essi positivi a domicilio, è possibile per i Sisp, su richiesta del medico di reparto, derogare all’isolamento, purché la persona possa spostarsi autonomamente con mezzo proprio e lo psicologo clinico e l’infermiere indossino fin dal primo momento i Dpi.
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