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La Regione: punto nascite di Borgosesia snobbato dagli stessi residenti

L’assessore regionale Federico Riboldi snocciola i dati: dai 251 neonati del 2021 siamo passati ai 128 del 2024 e nel 2025 si andrà sotto i 100.

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La Regione: punto nascite di Borgosesia snobbato dagli stessi residenti. L’assessore regionale alla sanità snocciola i dati: dai 251 neonati del 2021 siamo passati ai 128 del 2024 e nel 2025 si andrà sotto i 100.

La Regione: punto nascite di Borgosesia snobbato dagli stessi residenti

«Nessuno si è dimenticato della Valsesia. Anzi. Stiamo facendo di tutto perché l’ospedale “Santi Pietro e Paolo” e i suoi servizi siano potenziati». Lo dice Federico Riboldi, assessore regionale alla sanità.

Assessore, però intanto chiude un punto nascite. Il dato è questo.

Il dato è che abbiamo già investito 500mila euro sul pronto soccorso e con la Delibera della Giunta Regionale della scorsa settimana abbiamo aumentato di 20 posti letto l’Ospedale, potenziando cardiologia e dando il via libera all’acquisto della risonanza magnetica per piccoli arti, come richiesto dalle comunità locali e come promesso nel corso delle riunioni con i sindaci. Fatti concreti, non promesse future. Sul punto nascite la fine purtroppo è stata inesorabile. Su 300 parti circa dell’area della Valsesia, 200 l’anno scorso sono stati effettuati lontano da Borgosesia, il cui punto nascita, con meno di 75 parti registrati nei primi 9 mesi del 2025 è assolutamente fuori standard. Impossibile, nel confronto con gli organi competenti di controllo, giustificare la tenuta di una struttura che non raggiunge neppure un quinto dei parti minimi per legge fissato a 500.

Altra soluzione non c’era.

Come ho detto poc’anzi no. D’altronde se guardiamo il declino del punto nascite degli ultimi 5 anni vediamo che anche chi vive la Valle sceglie di partorire altrove; dai 251 del 2021 parti ai 128 del 2024 e appena 75 nei primi nove mesi del 2025, che significa una proiezione a fine anno sotto le 100 nuove nascite. Quindi, di fronte a questi dati inesorabili, abbiamo deciso di aumentare gli investimenti su altri settori, come ho detto prima, cardiologia, diagnostica, pronto soccorso e superare un servizio che la stessa comunità locale non sceglie più. Mi rendo conto sia troppo poco populista per i tempi in cui viviamo, ma mi ostino ancora a pensare che la politica debba essere fatta di responsabilità e scelte serie. Per le mamme verrà comunque garantito un percorso che porti continuità assistenziale, sicurezza, appropriatezza e qualità dell’intero percorso nascita. C’è un ulteriore dato che vale la pena sottolineare. Nel 2024, su oltre 4.200 donne tra i 15 e i 45 anni residenti nei Comuni dei Sindaci firmatari della lettera contro la chiusura del punto nascita, solo 18 hanno scelto di partorire al “Santi Pietro e Paolo”. Un dato che fa riflettere.
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Ma per l’ospedale di Borgosesia e la Valsesia avete presentato un piano articolato di rilancio.

Certo, un piano di potenziamento ambizioso già in attuazione, che come accennato in precedenza prevede, 500 mila euro di investimenti sul Pronto Soccorso, l’attivazione di 20 posti letto dell’area di Continuità A Valenza Sanitari (CAVS) riabilitativa, di degenza cardiologica e l’installazione di una risonanza magnetica per piccole articolazioni, ma anche di un incremento di 500 interventi chirurgici all’anno, un ampliamento degli orari degli ambulatori, la presenza di un traumatologo e una nuova gestione del percorso di maternità per seguire direttamente e in loco il percorso di gravidanza.

Un piano, però, condiviso non da tutti.

In realtà è stato condiviso e votato in Giunta Regionale da tutto il centrodestra e da una grande parte della comunità locale. Non potrebbe essere diverso, visto il forte potenziamento in atto che verificherò personalmente venendo regolarmente a Borgosesia, come ho fatto in questi mesi. Il mio auspicio è che il nostro approccio, pragmatico e concreto, sia condiviso da tutta la popolazione, a partire dai Sindaci dei Comuni della zona. La questione non è politica ma sanitaria e credo che debba rimanere in questo ambito.

Ma per le aree montane cosa avete in mente?

La Valsesia vive un contesto ancora più particolare, perché come tutte le zone montane la territorialità delle cure e dell’assistenza diventa ancora più importante e l’innovazione può fare la differenza, a partire dalla telemedicina. Per questo con Azienda Zero si sta realizzando l’Infrastruttura Regionale di Telemedicina (IRT), che prevede la fornitura dei servizi di televisita, teleconsulto, teleassistenza, telemonitoraggio di livello 1 e 2. Inoltre l’ASL ha già sviluppato alcuni servizi di telemedicina soprattutto nella presa in carico delle cronicità, come ad esempio l’interessante progetto avviato nella farmacia del Comune di Portula, dove è stato allestito uno spazio con computer e telecamera che permette a ogni paziente, due volte la settimana, di avere un vero e proprio teleconsulto medico. Senza dimenticare gli elettrocardiogramma effettuati nei centri di Coggiola e Alagna da infermieri e refertati in remoto dal medico cardiologo, oppure le visite specialistiche di diabetologia in televisita e teleconsulto.

Ma non basta la telemedicina.

Certo, ecco perché si sta investendo anche in strutture come la Centrale Operativa Territoriale di Serravalle Sesia, che ha visto in investimento di oltre 140 mila euro: nella palazzina di Viale Roma 17, che si sviluppa su una superficie complessiva di 1200 metri quadri, hanno trovato spazio anche l’Assistenza domiciliare integrata (ADI) e gli ambulatori di Medici di medicina generale e Pediatri della zona.

Accanto a questa, c’è la Casa di Comunità di Varallo.

Esatto, che vede un investimento di oltre 1,3 milioni di euro e che permetterà, grazie a équipe multiprofessionale e servizi diagnostici di base, di diventare il luogo in cui il Servizio sanitario nazionale si coordinerà con il sistema dei servizi sociali, garantendo una maggiore continuità assistenziale. I lavori termineranno entro il 31 dicembre 2025 e il collaudo è previsto entro marzo 2026.

Nei prossimi mesi sarà approvato il nuovo Piano Socio Sanitario, quali prospettive e quali obiettivi?

Il nuovo piano socio sanitario è stato riscritto dopo trent’anni e mette al centro la persona e l’accesso alle cure. Per questo motivo tra gli aspetti più significativi c’è proprio l’attenzione all’umanizzazione delle cure, che si traduce in servizi più vicini, in una presa in carico globale e in un rafforzamento dell’integrazione tra ospedale, territorio e sociale. L’obiettivo è riportare nell’alveo della sanità pubblica quel 10% di piemontesi che non accede alle cure per motivi sociali, economici o tecnologici- logistici: ecco, questo è il filo conduttore del Piano Socio Sanitario che è stato condiviso con tutti i portatori d’interesse.

Assessore, per lei quanto sono importanti i territori?

La mia storia personale e politica è vissuta interamente nei e per i territori. È per questo motivo che credo fermamente in una sanità territoriale, direi di prossimità, fatta di Aggregazioni Funzionali Territoriali dei Medici di Medicina Generale, ma anche di Case di Comunità, Centrali Operative Territoriali e Ospedali di Comunità, che diano risposte h 24 ai cittadini, in modo da avere ospedali e pronto soccorsi meno congestionati e, di conseguenza, cure e assistenza migliori. E la centralità dei territori è dimostrata dalla mia assidua presenza in tutto il Piemonte, perché solo incontrando le persone, i professionisti e i pazienti direttamente sul posto di possono capire le reali esigenze. Ed ecco perché entro fine mese sarò nuovamente in Valsesia.

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