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Cronaca

Gattinara resta senza colpevoli l’omicidio del 2007

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Sono passati 14 anni dall’omicidio di Giovanni Delfino, 40enne di Gattinara e conosciuto anche nel Biellese, ma il suo delitto rimane irrisolto. In tutti questi anni non sono emerse novità o altre piste per arrivare a una verità che rimane nascosta.

L’omicidio nel 2007

Era la notte del 30 novembre 2007 quando il suo cadavere venne rinvenuto all’interno di una Lancia K nei boschi di Landiona, quasi al confine con la provincia di Vercelli.

L’auto data alla fiamme, con all’interno il corpo di Delfino, venne avvistata la mattina successiva da due operai che andavano al lavoro. Nessuno poteva immaginare che all’interno vi fosse un cadavere.

Delfino lavorava come ruspista nell’area di Magenta, era anche noto alle forze dell’ordine per alcuni precedenti. Del caso se ne occupò la Direzione antimafia di Torino soprattutto per le modalità con cui venne trovato morto, quelle tipiche della criminalità organizzata. Morì carbonizzato nella sua vettura. Si pensò da subito a un regolamento di conti.

Un sospetto

Le indagini andarono avanti per mesi. Si arrivò a una famiglia del Piemonte orientale già nota alle forze dell’ordine e individuata come mandante del terribile omicidio, ma le piste alla fine portarono a un nulla di fatto. Si cercò anche l’esecutore materiale del delitto e gli investigatori arrivarono fino in Germania ma tutto finì in un nulla di fatto.

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I carabinieri riuscirono ad accertare che la Lancia K, andata distrutta dalle fiamme, dentro la quale fu trovato il cadavere carbonizzato, apparteneva al ruspista. Questo anche se, per un disguido burocratico, non era stato perfezionato il passaggio di proprietà. Per riconoscere con certezza l’identità del cadavere servì l’intervento di una super esperta nominata dalla magistratura di Novara.

A distanza di ormai quattordici anni la vicenda rimane un “cold case”, un caso irrisolto, in questi anni nessuno ha parlato e non sono venuti fuori nuovi elementi che potessero aiutare gli inquirenti a dare un volto agli autori dell’omicidio o ai mandanti, perchè in fondo si è sempre rimasti convinti che si trattasse di un regolamento di conti e di un delitto dal chiaro stampo mafioso.

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