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Cronaca

Travolto da una valanga, istruttore di Varallo è vivo per miracolo

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Un distacco dalle proporzioni anomale che pone dubbi sulla sua origine

«Improvvisamente sento una voce che urla qualcosa, mi guardo attorno e non capisco. Alzo gli occhi e vedo che dalla cresta si è staccato un lastrone enorme: mi sta venendo addosso. Sarà già a 50 metri, non di più».

Marco Maffeis, istruttore di sci alpinismo di Varallo, sta affrontando una escursione scialpinistica lungo le pendici del Breithorn quando un lastrone di neve si stacca dalla montagna. Il suo racconto testimonia cosa avviene in quella manciata di secondi, drammatici, quando si passa dal pensiero all’azione: il pericolo è imminente e occorre mettersi in salvo.

Il bollettino valanghe indica, su una scala di 5, un grado 3: situazione ricorrente durante una stagione invernale. «Avrebbe dovuto essere una giornata leggera, senza grattacapi, passata insieme ad amici di lunga data e altri  incontrati dopo anni di messaggi a distanza» racconta Marco affidando le parole a Facebook.

Le abbondanti nevicate della settimana hanno creato un buon fondo, ma solo oltre i 1800 metri, per cui la scelta del Sempione è quasi scontata. Nel gruppo c’è un po’ di incertezza sulle condizioni in quota e i feedback di due amici, venuti in zona il giorno prima, confortano. Sul posto la situazione sembra anche meglio del previsto. «Certo i segni del vento sono evidenti – precisa Marco – ma del resto qui al Passo è una costante». 

Improvvisamente, poco prima di raggiungere il colle Breithorn  si sente qualcuno che urla e Maffeis, insieme ad altre due persone, si ritrova sul fronte della valanga.

«Faccio giusto in tempo a prendere un minimo di velocità con gli sci e sento la parte nubiforme che mi raggiunge con un sibilo sinistro. Dopo credo un paio di secondi mi arriva sulla schiena il grosso, una spinta come se fosse entrato il turbo, ma non sulle gambe, segno che la massa di neve è già preoccupante. Senza rendermene conto sto già rotolando». In quei momenti il pensiero va alla moglie, ai figli, ai genitori. 

«E’ tutto esattamente come nei video e nelle testimonianze che per anni ho usato durante le lezioni ai corsi: ho perso il conto di quante capriole ho fatto. Cerco di nuotare, o perlomeno di fare qualcosa di simile, mi sembra di esser sopra, poi improvvisamente il peso sopra la testa aumenta, vado ancora giù e incredibilmente torno a galla e per fortuna sono fuori».

In quel momento Marco non riesce a respirare, la neve è in gola: del resto è stato trascinato per più di 200 metri. «Credo mi ci siano voluti alcuni minuti per riuscire a riprender fiato. Ho perso gli occhiali, i bastoncini e uno sci, mentre l’altro è rimasto attaccato allo scarpone. Ma sono miracolosamente illeso».

Anche i compagni di discesa sono salvi: grazie allo Snowpulse. Nel frattempo arrivano altri scialpinisti che stanno già cercando con l’Artva, poi l’elicottero, i cani, il Soccorso alpino. Tutto risolto per fortuna alla fine di un grande spavento.

«Avrebbe potuto andare molto peggio. Solo mezz’ora prima, tra gente in salita e in discesa, sulla traiettoria c’era qualche decina di persone. Noi ce la siamo cavata rimettendoci occhiali, bastoncini e, curiosamente, uno sci a testa. Resta l’interrogativo se quel distacco, così anomalo, sia stato spontaneo o provocato».  In effetti, un distacco di simili proporzioni nessuno sembra ricordarlo.

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