Cultura e turismo
Luigi Cappellaro saluta il carnevale di Borgosesia
Riceviamo e pubblichiamo uno “sfogo dell’anima” dedicato da Luigi Cappellaro, insignito del premio Zanni 2017, al carnevale di Borgosesia.
La lettera
«Arvugsi Carlavé. Anche il carnevale 2018 volge al termine. Ancora una volta un grosso dispiacere. Ogni anno al chiudersi del carnevale il sentimento primario che nasce dell’inconscio è un senso di vuoto, di un qualcosa che ti manca e ti grava sull’anima lasciandoti un fondo di dispiacere. L’é finii al carlavé.
Questo carnevale ti ha fatto sbarrare gli occhi fin da bambino quando cominciavi per le prime volte a vederlo nell’esprimere le sue tradizioni. Il dialetto pane della nostra gioventù, scienza delle nostre tradizioni, una volta unico idioma di comunicazione tra le persone, ora purtroppo patrimonio di pochi. Tutti ricordi che ti ritornano alla mente anche in modo confuso, accavallandosi nelle date e nei momenti.
Piacere di stare con gli altri, la gioia di realizzare, a ricorrenze annuali le nostre tradizioni di famiglia borgosesiana e il godere di un pesante e faticoso divertimento. Quanto lavoro! Lavare i pavimenti, creare addobbi, contatti per gli obblighi amministrativi, ordini di servizio di ogni genere, costruire e montate capannoni per la mostra mercato e della meccanica, convegni e raduni, doveri di rappresentanza condivisi con amici anche non più tra noi. Il tutto affustellato nel pozzo dei ricordi. E sei li in piedi alla Pro loco oppure cammini per la “Piasa Granda” e vedi i giovani al lavoro con la baldanza dei mie anni giovanili e ti senti quasi avulso da quel mondo che è stato tuo per molti anni.
«La tradizione che si rinnova»
«Nostalgia, amore, stima, amicizia, fratellanza e non sai neppure tu quali di questi sentimenti sia il più consono al tuo stato d’animo. Perché questo sfogo? La molla è quella di constatare la vitalità di un gruppo di amici che hanno accettato il pesante fardello per andare oltre. Sentimento di soddisfazione, la gioia di dire loro “Bravi matai continue’ ‘nsi cul vestì triculur dal Peru” deve essere sempre tra noi più vivo che mai, espressione di amicizia, onestá e fratellanza che non si deve perdere solo perché cambiano i tempi.
I nonni dei vostri padri borgosesiani certamente vi stanno applaudendo. Non sono nate per caso queste tradizioni, altri cuori giovani, sostanzialmente uguali si sostituiscono a quelli vecchi per gridare all’unisono Viva al Carlavé dal Borg »
Luigi Cappellaro
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