Cultura e turismo
Tullio Vidoni e la conquista dei cinque ”ottomila”
Tullio Vidoni nel ricordo degli appassionati di montagna.
Tullio Vidoni un libro celebra l’alpinista
L’indimenticato Tullio Vidoni è protagonista di un libro. La sua figura è stata tratteggiata nel volume pubblicato lo scorso anno e curato da Carlo Raiteri, in occasione dei 150 anni della sezione di Varallo.
«Nel trentesimo anniversario della scomparsa di Tullio Vidoni, la sottosezione del Cai di Borgosesia, dal 1995 a lui intitolata, lo vuole ricordare. Uomo sensibile, intelligente, dotato di grandissima umanità, un vero maestro. Esperto nel Soccorso Alpino, fonte inesauribile di consigli e suggerimenti, ha saputo coinvolgere una generazione intera di giovani, appassionandoli ad andare in montagna con l’umiltà propria dei grandi. Alpinista dal carisma unico, ha sempre anteposto gli altri a se stesso, alla ricerca di quel contatto umano che gli hanno valso oltre al rispetto, l’affezione, per non dire l’amore, di tutta la Valsesia.
Le prime salite
Nato a Tarcento il 30 giugno 1947, si è trasferito presto a Borgosesia. Troverà nell’ambiente della sottosezione lo stimolo giusto per iniziare una delle più luminose carriere alpinistiche dai tempi dei Gugliermina e dei Ravelli. La passione per la montagna, probabilmente nacque nel gruppo Scout di Bettole, sotto l’occhio attento di Giovanni Turcotti. Ebbe piena espressione fin dal 1970, con le prime e già significative ascensioni sul Rosa e sul Bianco. Presto troverà in Costantino “Tatti” Piazzo il compagno ideale. Si costituirà così un forte ed affiatato sodalizio, una cordata formidabile. Purtroppo verrà interrotta nel 1980. In quell’anno Nevado Taulliraju, “Tatti” verrà colpito da un embolo che gli provocherà una paralisi parziale.
Vidoni e Piazzo erano membri dell’Accademico dal 28 marzo 1976. L’elenco delle ascensioni compiute dai due è di grandissimo livello. Si comincia dalla Brioschi alla Nordent già nel 1970. Prosegue con la prima ripetizione della Rava-Peroni allo Schwarzhorn. Poi la Salluard al Pic Adolphe, i couloir Gervasutti e Jager al Tacul, la Fehrmann al Campanile Basso, la Tissi alla Torre Trieste, la Micheluzzi alla Marmolada. E ancora la cresta di Peuterey, lo Sperone Frendo alla Midì, la Ratti alla ovest della Aguille Noire, la nord delle Courtes, il Coolidge al Monviso. Infine con Tiziano Uffredi sulla Hiebeler-Pokorsky alla nord del Lyskamm Occidentale, la via dei Francesi alla Est della Gnifetti, per ricordarne solo alcune.
I suoi grandi successi
Dopo l’incidente di “Tatti”, Tullio Vidoni continuerà nella sua spettacolare carriera alpinistica. Colse altri innumerevoli successi. Tra questi nel 1981 il Pilastro Centrale del Freney con Martino Moretti e nel 1983 il Pilastro Sud della Barre des Ecrins sempre con Moretti e Dino Deiana, aprendo in inverno due nuovi itinerari con la Guida Alpina e amico Alberto Paleari: il Canale Sinuoso alla Nordent nel 1984, una tra le vie più pericolose tracciate sulla Est del Rosa, e la via Diagonale alla nord-ovest della Weissmies nel 1987. Con Tullio Vidoni si aprì anche la grande stagione dell’alpinismo invernale valsesiano, iniziato nel 1973 da G. Guala e N. Carmellino con la Via della Rampa alla parete sud della Grober.
Oltre i confini europei
Ma sarà soprattutto nelle extraeuropee che Vidoni si esprimerà ai massimi livelli. Tra il 1974, anno della spedizione organizzata dalla Sezione nelle Ande peruviane al Navado Huascaran e fino alla suo morte prenderà parte e organizzerà ben 13 spedizioni, quasi tutte dirette a obbiettivi inviolati, tutte coronate dal successo. Oltre a Piazzo e a Danilo Saettone, all’inizio saranno suoi compagni, la Guide Alpine di Alagna Alberto “Berti” Enzio ed Emilio De Tomasi, l’indimenticato fotografo Renato Andorno, l’ Accademico G. Luigi Sterna, Renzo Zaninetti, Piero Soster.
Quota 8mila
Poi nel 1977 al Tirich West IV, conosce Gianni Calcagno di Genova e con lui negli anni ottanta entrerà a far parte del prestigioso gruppo di “Quota 8000” fondato da Agostino Da Polenta, il primo progetto integrato di alpinismo, cultura e comunicazione. Ben cinque saranno gli Ottomila raggiunti da Vidoni, tutti saliti senza ossigeno: 1984 il Broad Peak, nel 1985 la traversata dei GasherbrumI e II, con Calcagno, nel 1986 il Broad Peak e il K2 con Martino Moretti, nel 1987 il Nanga Parbat. Quando venne travolto da una valanga sopra Rima il 12 febbraio 1988, si stava preparando per l’Annapurna.
Il Cai di Borgosesia
Come ricordato, nel 1995 la Sottosezione di Borgosesia è stata intitolata alla sua memoria ed intorno al Corno Bianco, nel 1989, venne tracciata l’Alta Via Tullio Vidoni, un abbraccio ideale di pace con la montagna, perché in un abbraccio di fredda neve la montagna se l’era portato via».
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