Cronaca
Annegò a 19 anni: condannati gli operatori che dovevano badare a lei
Lasika era nata e cresciuta in Valsessera, la tragedia nel lago di Avigliana.
Annegò a 19 anni: condannati gli operatori che dovevano badare a lei. Lasika era nata e cresciuta in Valsessera, la tragedia nel lago di Avigliana.
Annegò a 19 anni: condannati gli operatori che dovevano badare a lei
Lasika morì annegata risucchiata dalla corrente del lago di Avigliana, nel Torinese. I due educatori che erano con lei non la seguirono per salvarla e rinunciarono all’aiuto anche di un gruppo di ragazzi. La giovane affetta da disabilità psichica, che un tempo abitava a Portula, venne ripescata ormai senza vita dai sommozzatori dei vigili del fuoco. Il rito funebre secondo il rito Tamil si celebrò a Ponzone. Dopo due anni sono finiti sotto processo per omicidio colposo e condannati a 6 e 8 mesi.
La tragedia nell’aprile 2021
Era il 24 aprile del 2021 e la tragedia avvenne al lago Grande di Avigliana. Lasika Pakeerathan era ospite di una comunità della zona di Pinerolo e quel giorno era stata organizzata una gita al lago. Entrò in acqua per nuotare nei pressi del molo. Iniziò a nuotare, poi la corrente la portò al largo e nessuno più la rivide.
Sul posto intervennero i sommozzatori dei vigili del fuoco e i carabinieri. Ma ormai era troppo tardi. Per la ricerca del corpo della ragazza venne usato anche l’elicottero. Soltanto in serata riuscirono a trovarla. Subito si parlò di un malore o di un suicidio, ma in realtà nel processo celebrato in tribunale è venuta fuori un’altra storia.
Il processo
Le indagini hanno portato alla sbarra i due educatori che erano responsabili di Lasika e del gruppo di altri cinque giovani. Uno era già stato condannato a 6 mesi di reclusione con il rito abbreviato, per l’altro la sentenza è arrivata in questi giorni dopo il processo ordinario: l’imputato è stato condannato a 8 mesi (per entrambi la pena è sospesa con la condizionale).
Secondo la procura di Torino, i due accompagnatori avrebbero avuto delle evidenti responsabilità sulla morte della giovane. Per prima cosa le avrebbero concesso di fare il bagno. «Non ci eravamo confrontati sulla reale capacità di nuotare», ha spiegato uno dei due operatori durante il processo.
Avevano sottovalutato il pericolo
Durante le udienze l’imputato ha spiegato che la giovane aveva iniziato a nuotare vicino al molo. Poi non l’avrebbe più vista. Sia lui che l’altro collega, non sapendo nuotare, non si erano buttati per salvarla, e quindi chiamarono il 112.
Secondo le indagini condotte dai carabinieri i due educatori avrebbero anche rifiutato l’aiuto di un gruppo di ragazzi, erano pronti a entrare in acqua al loro posto per aiutare la ragazza. Secondo la pubblica accusa avrebbero sottovalutato il pericolo. Ma, quando arrivarono i soccorsi, la giovane era già stata risucchiata dalla corrente.
I parenti della diciannovenne, che vivono sempre in Valsessera, sono stati già risarciti dagli organizzatori della gita finita in tragedia.
Il ricordo di Lasika è vivo: la giovane aveva frequentato le scuole a Portula, era conosciuta anche dalla comunità Tamil presente in valle.
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