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Nel lettone abusava della figlia: condannato dal giudice
Un padre accusato di violenza sessuale aggravata, ma lui si è sempre dichiarato innocente.

Nel lettone abusava della figlia: condannato dal giudice. Un padre accusato di violenza sessuale aggravata, ma lui si è sempre dichiarato innocente.
Nel lettone abusava della figlia: condannato dal giudice
È stato condannato a quattro anni e sei mesi di carcere un uomo accusato di aver abusato della figlia per diversi anni. La sentenza è arrivata l’altro giorno al tribunale di Torino, dove il collegio dei giudici ha riconosciuto l’imputato colpevole di violenza sessuale aggravata.
I fatti risalgono al 2017, quando la bambina aveva solo nove anni. Gli abusi, secondo la ricostruzione degli inquirenti, sarebbero proseguiti fino all’autunno del 2020. L’uomo, residente in provincia di Torino e oggi sulla quarantina, ha sempre negato ogni responsabilità, sostenendo la propria innocenza nel corso dell’intero processo.
Erano nel lettone
L’uomo era separato e viveva con le due figlie. Dormivano tutti e tre nel lettone e, secondo l’accusa, il padre avrebbe a più riprese approfittato sessualmente della figlioletta più grande. La quale si è poi confidata durante gli incontri con la madre, che ha denunciato la situazione alle forze dell’ordine.
Il processo contrastato
La sostituta procuratrice aveva chiesto una condanna più severa — sette anni di reclusione — al termine di un’indagine durata mesi e supportata da accertamenti delicati. La vittima era stata ascoltata in incidente probatorio, una procedura che consente di raccogliere la testimonianza in un ambiente protetto e con valore di prova.
La difesa ha tentato di evidenziare alcune presunte incongruenze tra i racconti della madre e della figlia, ma le argomentazioni non hanno convinto il collegio giudicante. Con la decisione odierna, l’uomo è stato riconosciuto responsabile e condannato al termine del rito ordinario, anche se in misura inferiore a quanto chiesto dall’accusa. La sentenza non è ancora definitiva: l’imputato potrà ricorrere in appello nei prossimi mesi.
Foto d’archivio
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