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Roasio ricorda Velia Micheletti, fondatrice del Museo dell’Emigrante

Aveva 96 anni, si è sempre impegnata nel raccontare la storia del “paese con la valigia”.

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Roasio ricorda Velia Micheletti, fondatrice del Museo dell’Emigrante. Aveva 96 anni, si è sempre impegnata nel raccontare la storia del “paese con la valigia”.

Roasio ricorda Velia Micheletti, fondatrice del Museo dell’Emigrante

Dal 1998 al 2016 è stata ispiratrice, fondatrice e presidente del Museo dell’Emigrante di Roasio. Velia Micheletti  aveva 96 anni, il suo funerale è stato celebratoi la settimana scorsa. Il paese ricorda oggi una donna che da sempre si è impegnata per mantenere vive le tradizioni del suo paese. Ancora a luglio scorso proprio al museo aveva festeggiato il compleanno.

L’idea del museo era nata da Velia Micheletti, divenuta presidente dell’istituzione, e da un gruppo di figli di emigranti. Una decina di anni fa, di ritorno da un viaggio in Australia, queste persone avevano tanto da raccontare non solo sulla propria vita, per oltre metà trascorsa tra Nigeria, Sudafrica e Congo, ma anche su quella dei propri genitori. Così decisero di documentare la storia delle origini della loro gente e di Roasio, definito da loro stessi “il paese con la valigia”.

Il ricordo del Museo

In un lungo scritto Marta Micheletti, attuale presidente del Museo, così la ricorda: «Museo dell’emigrante ha perso la sua fondatrice, il suo presidente onorario, il più grande esempio che la nostra Associazione abbia mai avuto: Velia Micheletti. Da chi nel 1998, prima ancora che aprissimo le nostre porte, già spargeva la voce e con il passa parola cercava supporto per questo progetto.

Velia è stata il faro che in tutti questi anni ha guidato i volontari, i soci, e i vari membri del Consiglio Direttivo che si sono susseguiti, in questa missione di promozione della storia della nostra emigrazione.

Velia Micheletti è stata presidente della nostra Associazione per 18 anni. In quei 18 anni il sogno nato in Australia al fianco dell’amato marito Valerio, visitando il Museo dedicato ai pionieri che hanno costruito la linea telegrafica, di creare un luogo a Roasio per onorare i nostri emigranti, si è più che concretizzato».

Un museo diventato un gioiello

«Il Museo oggi viene definito da molti visitatori “un gioiello”, e il complimento più bello che ci viene fatto da chi accompagniamo nell’esposizione è “Si sente che lo fate con il cuore”. E’ così, lo facciamo con passione per onorare tutti coloro che hanno preso una valigia in mano e sono partiti, tante volte verso l’ignoto.

Siamo orgogliosi di essere riconosciuti come un luogo di profondo significato per la memoria storica di Roasio e per tutti gli emigranti, e i discendenti dei nostri emigranti, che ogni anno ci scrivono e vengono a farci visita, ringraziandoci per il lavoro che svolgiamo. Tutto questo è possibile grazie a Velia, e tutta questa passione e questa tenacia nell’andare avanti di anno in anno, ce l’ha data lei. Velia è stata una forza instancabile della natura».

Un impegno in prima persona

«Era forte, decisa, e quando si trattava del Museo difficilmente si accontentava di un ‘no’. Specialmente nei primi anni di apertura, scriveva lettere e faceva telefonate a chiunque potesse in qualche modo contribuire alla nostra causa. Da sola in pieno inverno, prendeva l’autostradale per andare a Torino in Regione a chiedere fondi per la ristrutturazione della sede che abbiamo oggi, perché via posta o telefonicamente non riceveva risposte concrete, e quindi andava di persona a far valere le sue ragioni.

Invitava autorità di ogni tipo a venire in visita a Roasio, aveva sempre o un volantino o un nostro libro nella borsa o in macchina, e a qualsiasi evento andasse, li tirava fuori e li regalava a chiunque potesse spargere la voce sull’importanza del Museo. Era una promotrice nata. Aveva un obiettivo, e nulla la fermava.

Nel 2016, alla veneranda età di 89 anni, Velia ha ceduto le redini del suo amato Museo a Francesca Peretti. Ha fatto un passo indietro su carta, ma in realtà ha continuato ad essere presente, come era giusto che fosse. Non sempre si andava al 100% d’accordo. Lei aveva le sue idee, noi della “nuova guardia” avevamo le nostre, e ogni tanto ci dovevamo confrontare su punti di vista diversi. Certe volte vincevamo noi… il più delle volte vinceva lei.

Alla fine della giornata comunque, sapevamo che tutti noi stavamo agendo esclusivamente per il bene del Museo. Tre anni fa, dopo 12 anni da volontaria, la Presidenza è passata a me. Quest’estate qualcuno parlando di Museo ha detto “Il Museo della Velia”, poi mi ha guardato, e ha ritrattato dicendo “Il Museo tuo e della Francesca visto che adesso ci siete voi”. Io ho sorriso e ho detto “No no… rimane sempre il Museo della Velia”. Ben consapevoli che non riusciremo mai a colmare il vuoto lasciato da Velia, ma fiduciosi che in questi ultimi anni abbiamo ottenuto la sua piena fiducia, dimostrando la nostra ferrea volontà di continuare a prenderci cura del suo amato museo».

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