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Emo Piccioni, vent’anni di mistero: scomparso nel 2005 a Prato Sesia
Anche “Chi l’ha visto?” ha rilanciato l’appello della moglie Enza, che non si rassegna.

Emo Piccioni, vent’anni di mistero: scomparso nel 2005 a Prato Sesia. Anche “Chi l’ha visto?” ha rilanciato l’appello della moglie Enza, che non si rassegna.
Emo Piccioni, vent’anni di mistero: scomparso nel 2005 a Prato Sesia
Vent’anni di silenzio, di ipotesi e di domande senza risposta. Da quando, il 31 ottobre 2005, Emo Piccioni, 58 anni, svanì nel nulla, la sua storia resta uno dei casi più misteriosi mai accaduti nel Novarese. La sua auto chiusa a chiave, ritrovata nel parcheggio davanti all’ufficio postale di Prato Sesia, è l’ultimo segno concreto della sua presenza. Da allora, più nulla.
In questi giorni, la trasmissione “Chi l’ha visto?” ha rilanciato l’appello della famiglia, ricordando l’anniversario dei vent’anni dalla scomparsa di Piccioni, uomo stimato e conosciuto nella comunità dei Testimoni di Geova, dove era Anziano e punto di riferimento per molti.
L’ultima sera
Era la sera del 31 ottobre 2005. Piccioni si trovava nella Sala del Regno dei testimoni di Geova di Borgomanero, pronto a iniziare una conferenza religiosa, quando ricevette una telefonata da uno sconosciuto.
L’uomo diceva di aver trovato dei documenti smarriti da un confratello di Vercelli, chiedendo che gli venissero recapitati tramite una congregazione locale. Piccioni accettò di occuparsene dopo la conferenza, con appuntamento fissato davanti all’ufficio postale di Prato Sesia, dove lo avrebbe atteso “un giovane con un cappello”.
Un altro fedele si offrì di andare subito sul posto, ma non trovò nessuno. Circa un’ora dopo, per scrupolo, fu Piccioni stesso a recarsi all’appuntamento. Da quel momento, se ne persero le tracce. Il giorno seguente, la famiglia denunciò la scomparsa. L’auto, una Fiat Punto, fu trovata parcheggiata regolarmente, chiusa a chiave, con all’interno i documenti personali.
Gli strani episodi e l’ombra dei “falsi appuntamenti”
Le indagini rivelarono un dettaglio inquietante: tra il 2003 e il 2005, nella zona di Novara, altre congregazioni dei Testimoni di Geova erano state contattate da sconosciuti con lo stesso pretesto – documenti smarriti da restituire – per organizzare appuntamenti simili, tutti poi andati a vuoto.
Forse uno scherzo di cattivo gusto, forse qualcosa di più sinistro.
A rendere il quadro ancora più oscuro furono alcuni atti vandalici contro la congregazione di Borgosesia e un biglietto minatorio lasciato sul parabrezza dell’auto di un fedele: “Dovete morire tutti”, vi era scritto.
L’investigatore scomparso
Nel tempo, la famiglia non ha mai smesso di cercare la verità, affidandosi anche a un investigatore privato svizzero, Daniele Marcis. Ma la storia prese una piega ancora più misteriosa: anche lui sparì.
Nel 2007 inviò un’ultima e-mail da un Internet Cafè in Indonesia, raccontando di aver ricevuto minacce e di essere stato costretto a fuggire. Anni dopo, nel 2014, la stampa ticinese scrisse che l’uomo si sarebbe rifatto una vita in Asia. Ma anche questa parte della vicenda è rimasta avvolta nel silenzio.
I simboli nei boschi e la speranza che resiste
A distanza di poco tempo dalla scomparsa, in una cascina abbandonata nei boschi di Briona furono trovati simboli satanici e il nome di Piccioni scritto sul muro. Un particolare mai chiarito e mai collegato ufficialmente al caso, ma che contribuì ad alimentare il senso di inquietudine e di mistero.
Oggi, dopo vent’anni, le indagini sono archiviate, ma nessuna ipotesi è stata confermata. La moglie, Enza Gentina, continua ogni anno a recarsi nel parcheggio di Prato Sesia dove fu ritrovata l’auto del marito.
Lì lascia un biglietto, un fiore, un appello alla verità. «Mi sono convinta che la verità potrà emergere solo per caso – aveva confidato tempo fa –. Ma nel mio cuore resta la speranza che Emo possa ancora essere vivo».
Vent’anni dopo, di Emo Piccioni non si sa ancora nulla. E il suo caso resta uno dei più inquietanti misteri irrisolti del Piemonte.
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