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La Valsesia ricorda Roberto Maroni, leghista della prima ora

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La Valsesia ricorda Roberto Maroni, leghista della prima ora. L’ex ministro fu più volte ospite del Carroccio valsesiano, all’epoca guidato da Buonanno.

La Valsesia ricorda Roberto Maroni, leghista della prima ora

In Valsesia era venuto parecchie volte: a Varallo, a Borgosesia, alla Legafest di Grignasco. E anche al funerale del suo amico Gianluca Buonanno, nel giugno 2015. Adesso se n’è andato lui, a soli 67 anni, vinto da una malattia contro la quale combatteva da tempo. Roberto Maroni era stato un leghista della prima ora: si può dire che il primo nucleo dell’allora Lega Lombarda era stato creato da lui e da Umberto Bossi nell’ormai lontano 1979.

«Deputato nel 1992 con altri 80 leghisti che per la prima volta arrivarono in Parlamento e poi tre volte ministro sempre con Silvio Berlusconi presidente del Consiglio, prima di tornare nella sua Lombardia per prendere il posto di governatore della Regione, dopo il lungo regno di Roberto Formigoni. Quasi 30 anni nelle istituzioni, quasi 40 nella Lega», così sintetizza la sua carriera politica l’Ansa.

Il convegno a Varallo del 2012

A seguito degli scandali venuti alla luce tra il 2011 e il 2012, nell’aprile di quell’anno venne a Varallo per dire durante un convegno al Civico che il Carroccio era riuscito a fare pulizia al suo interno. Con lui Gianluca Buonanno, all’epoca leader della Lega in provincia.

Maroni parlò soprattutto del ruolo dei sindaci e della loro importanza per un movimento che punta a una politica legata al territorio. Scontate le critiche all’operato del governo Monti «che ha ridimensionato i poteri dei primi cittadini e ha decurtato i fondi destinati ai Comuni – ha detto Maroni -. Queste azioni, con il generalizzato aumento della pressione fiscale, hanno spinto il Carroccio all’opposizione».

«E in un momento di crisi come questo – aveva poi aggiunto l’ex ministro – non serve aumentare il gettito fiscale, rendendo ancora più difficile l’inserimento dei giovani nel lavoro e la vita delle famiglie». Così, per la Lega la sfida inizia proprio dai sindaci leghisti «che dovranno alzare la bandiera della disobbedienza. Stiamo studiando iniziative eclatanti per contrastare l’introduzione dell’Imu, una richiesta estorsiva nei confronti delle famiglie. La prima casa è il luogo degli affetti e non deve essere tassata».

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