Seguici su

Attualità

Cinque anni a gestire il rifugio Monte Barone: Mara e Paolo si raccontano

Inizia il quinto anno di attività di Mara Viganò e Paolo Montini alla struttura all’alpe Ponasca: «Così abbiamo fatto conoscere la Valsessera».

Pubblicato

il

rifugio ponasca

«Non solo gestori, ma custodi del Monte Barone», Mara Viganò e Paolo Montini raccontano le nuove sfide per il rifugio Cai, tra rincari e siccità.

Cinque anni a gestire il rifugio Monte Barone

Mara Viganò e Paolo Montini non sono soltanto i gestori del rifugio Monte Barone del Cai Valsessera, ma i custodi di questo angolo di montagna. Nel 2023 iniziano la loro quinta stagione con il loro solito entusiasmo, anche se le criticità da superare non mancano, tra crisi idrica e costi più alti da sostenere.

Di certo, il loro modo di gestire il rifugio è decisamente innovativo. Grazie alla continua formazione e alla promozione dei social hanno saputo far conoscere la Valsessera a un pubblico sempre più ampio. E, soprattutto, hanno saputo adattarsi al meglio ai tempi che cambiano.

La stagione dei rifugi parte di solito a giugno, ma in questi anni il Monte Barone è rimasto aperto anche in primavera. Come è stata accolta questa novità?

La stagione inizierà a giugno però in questi anni ci siamo resi conto che abbiamo la doppia stagionalità. Quando il tempo lo permette, ci piace tenere aperto anche nei fine settimana primaverili. Quest’anno siamo riusciti ad aprire anche a Capodanno.

Come sono stati questi anni di gestione?

Abbiamo iniziato nel 2019, il primo anno abbiamo “preso le misure” rispetto all’ambiente e ai flussi di frequentazione; poi è arrivato il Covid, che ci ha condizionato per due stagioni consecutive… Abbiamo dovuto inventarci di tutto, come per esempio il take away: siamo stati il primo rifugio a fare il servizio di asporto.

Inoltre siete un rifugio decisamente social…

Abbiamo puntato molto sulla comunicazione online per far conoscere il monte Barone e la Valsessera, investendo sui profili Facebook e Instagram e cercando anche di aderire alle proposte di Agrap. Inoltre siamo stati al “Salone del gusto” di Torino portando le patate coltivate in rifugio. Questo ci ha permesso di farci conoscere ancora di più.

Che tipo di clientela avete?

A oggi abbiamo parecchi clienti che arrivano dalla Lombardia, anche fidelizzati, ai quali piace tornare. Questo sicuramente è un aspetto che abbiamo consolidato in quest’ultimo periodo. Abbiamo puntato sui prodotti locali e su una cucina semplice e casalinga. La nostra offerta è molto tradizionale: dal pane e le torte, alla farina della polenta scelta nei vari mulini. Anche questi accorgimenti ci hanno dato un riscontro positivo.

Quali saranno le novità per il 2023?

Per la prima volta la gara lunga del Trail dell’Oasi Zegna passerà di qua, il prossimo 11 giugno, e ne siamo molto contenti: accoglieremo con gioia tutti gli atleti.

La Valsessera viene descritta come una montagna ancora selvaggia.

È vero, è paragonabile alla Val Grande, dove il turismo non è mai approdato in maniera massiccia; le strutture scarseggiano e gli impianti sono dismessi. Dal punto di vista paesaggistico questo è un vanto per il nostro ambiente. E ci sono attività tradizionali come la pastorizia. In questi anni con i vari pastori siamo sempre riusciti a stabilire una convivenza positiva e quasi collaborativa, e non è così scontato.

Gestire un rifugio vuol dire anche risolvere problemi. Uno di questi è l’acqua.

Quella dell’acqua è un’emergenza importantissima che sta creando problemi un po’ ovunque. Per quanto riguarda le captazioni della struttura è stato sistemato tutto, ma le sorgenti sono in sofferenza. Inoltre nell’ultimo periodo gli approvvigionamenti hanno avuto un costo maggiore, il gas e la legna hanno visto lievitare i loro prezzi in modo esponenziale.

Siete dei rifugisti che si tengono in continuo aggiornamento…

È importante anche per una questione di sicurezza e tutela dell’ambiente. Anche la presenza del lupo in valle ha comportato una formazione specifica, che ci ha permesso di dare, a nostra volta, consigli utili a chi frequenta le nostre zone. Questo è anche un mandato che si sentiamo di dover assumere nella salvaguardia dell’aspetto naturalistico di questa zona. Inoltre abbiamo partecipato alla prima formazione di gestori di rifugi del Piemonte finanziata dalla Regione con Ascom di Cuneo che ha approfondito molti aspetti della nostra realtà lavorativa.

Molti inoltre vi chiedono consigli sui percorsi.

Sì, il nostro lavoro non è solo l’accoglienza e la ristorazione, a volte bisogna pensare anche ad aspetti emergenziali. Ci si assume spesso l’onere di dare indicazioni sulle condizioni del sentiero. A volte chi viene da noi per la prima volta pensa che il rifugio possa essere raggiunto in auto…

A proposito di percorsi, in vista c’è la manutenzione dei sentieri.

A breve sarà effettuata la manutenzione dei sentieri con la nuova segnaletica verticale del Cai. Siamo molto contenti perché saranno uniformate tutte le diciture. Il nostro rifugio ormai viene indicato in tutti i modi: “rifugio Ponasca”, “rifugio Cai Valsessera”, ma il vero nome è “Rifugio Monte Barone” ed è quello che verrà riportato su tutta la segnaletica aggiornata, anche rispetto alle capacità delle strutture e alla presenza di bivacchi e baite.

LEGGI NOTIZIA OGGI DA CASA: IL TUO GIORNALE COMPLETO IN VERSIONE DIGITALE

Continua a leggere le notizie di Notizia Oggi Borgosesia e segui la nostra pagina Facebook

1 Commento

1 Commento

  1. Gianni

    20 Marzo 2023 at 18:50

    Ogni anno minimo 2o 3 volte vado a Monte Barone il rifugio è molto curato e fa molto piacere fiori giardino e tutto pulito

Tu cosa ne pensi?

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *