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Coggiola ricorda “Carlin”, scomparso dieci anni fa sul Monte Barone

Posizionata una sua foto sulla vetta più alta della Valsessera.

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Coggiola ricorda “Carlin”, scomparso dieci anni fa sul Monte Barone. Posizionata una sua foto sulla vetta più alta della Valsessera.

Coggiola ricorda “Carlin”, scomparso dieci anni fa sul Monte Barone

Dieci anni fa l’ultima telefonata di Giancarlo Angelino dal monte Barone per rassicurare la zia che aveva raggiunto la vetta e avrebbe fatto rientro a casa. Poi il buio. Sono passati dieci anni e il “Carlin”, non è stato più ritrovato. Nei giorni scorsi l’amico Marco Aimone Ceschin ha posizionato la sua foto in vetta con una cornice.

«Come ogni 25 agosto salgo in vetta a ricordarlo – racconta – . Quest’anno in occasione del decimo anno ho deciso di issare un portafoto sulla vetta in suo ricordo così può guardarci dall’alto».

Il ritrovamento del femore quattro anni fa

Nell’agosto del 2020 una speranza si riaccese. Alcuni escursionisti trovarono un femore umano nella valle dello Strona a Postua. L’osso aveva una protesi, l’uomo infatti era stato operato anni prima. Inoltre in zona non erano scomparse altre persone al di là del coggiolese negli ultimi anni.

Ma gli esami effettuati sulla protesi ritrovata non hanno dato un risultato certo. I numeri di serie sono risultati quasi tutti illeggibili. Proprio nell’aprile del 2023 la procura di Vercelli ha archiviato il caso. Non si saprà mai se quell’osso apparteneva al “Carlin”, anche se molti amici ne sono convinti.

La vicenda

Era il 25 agosto 2014 e “Carlin”, così l’uomo veniva chiamato a Coggiola e dagli amici, si era avventurato per una camminata fino al Monte Barone, un percorso che conosceva bene per averlo fatto tante volte. Quella volta non aveva con sé il cane, ma giunto in vetta telefonò a una zia dicendo che avrebbe fatto ritorno. Erano le 13: da lì, il nulla. In serata non rincasò e partirono subito le ricerche.

Lo cercarono per giorni. Eppure anche le indicazioni del cellulare erano chiare, la chiamata venne fatta proprio dalla zona del Monte Barone. “Carlin” avrebbe dovuto rincasare, ma non arrivò mai a destinazione. Forse è rimasto vittima di uno dei tanti incidenti in montagna. I tecnici del Soccorso alpino, ma anche vigili del fuoco, Guardia di finanza, Protezione civile, gruppi Aib e carabinieri perlustrarono la zona del rio Cavallero, le baite dove avrebbe potuto trovare rifugio, fu una ricerca palmo a palmo con l’aiuto del Gps ma non si riuscì ad avere neppure una traccia.

Di lui rimane una poesia in dialetto nei pressi del rifugio Ponasca scritta dall’amico Marco Aimone Ceschin dal titolo “Ricord ad ‘n amis” dove si ripercorre tutta la vicenda della sparizione.

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