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Alpino della Valsesiana racconta la Romagna dopo l’alluvione

«Le strade erano piene di fango e tutte le case avevano cantine e piani, terreni allagati»

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Alpino della Valsesiana racconta la Romagna dopo l’alluvione. Per aiutare gli abitanti dell’Emilia Romagna colpiti dall’alluvione sono scese in campo molte associazioni della nostra zona. Tra loro, una squadra della sezione Valsesiana dell’Ana, di cui ha fatto parte il capogruppo di Romagnano, Alberto Peroni.

Alpino della Valsesiana racconta la Romagna

«Dalla Valsesia, siamo partiti in tre verso Piacenza unendoci ad un gruppo di 14 persone, provenienti da Biella, Pinerolo e Imperia. Eravamo dotati di tre mezzi, su cui erano montati una motopompa, moduli ad alta pressione per lavare strade e marciapiedi e un bobcat, una piccola ruspa – racconta Peroni – . Siamo stati destinati a Forlì. Ci siamo accampati nell’area della fiera, dov’era stato installato il comando di tutte le forze di Protezione civile. Eravamo più di un migliaio di volontari, provenienti da tutta Italia, dalla Lombardia, dall’Emilia stessa, dalla Sardegna, dalla Sicilia».
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La testimonianza

Presa posizione, i valsesiani sono stati dislocati in un quartiere di Forlì che, a prima vista, non sembrava particolarmente colpito dall’alluvione.

«Ma quando siamo scesi dai nostri mezzi, ci siamo resi conto che le strade erano ancora intasate di fango. Tutte le case avevano cantine e piani terreni allagati – prosegue il capogruppo degli Alpini romagnanesi – Quasi tutti avevano già provveduto a portar fuori le masserizie, i mobili, gli elettrodomestici danneggiati. Muoversi in mezzo al fango era particolarmente difficile. Appena gli scarichi delle fognature sono stati in grado di ricevere l’acqua fangosa, abbiamo svuotato qualche cantina. Con l’utilizzo di un piccolo “ragno”, abbiamo raccolto il materiale accatastato, separando i vari tipi di rifiuti, per poterli portare nelle discariche».

Cosa ha più colpito

Una cosa che ha colpito molto il volontario è stato l’atteggiamento delle persone che, pur nella tragedia che li aveva colpiti, erano presenti e attivi.

«È stato molto toccante constatare che questa gente, pur avendo perso tutto o quasi, era lì con il sorriso a dare una mano. Mentre lavoravamo ci chiedevano se volevamo qualcosa da mangiare, un caffè, se avevamo bisogno del bagno – conferma Peroni – Raramente ho visto persone così attive nella disgrazia, senza farsi prendere dalla disperazione. La definizione che ci è venuta in mente era “combattono con il sorriso sulle labbra. Nel complesso è stata un’esperienza molto positiva, anche se in una situazione disastrosa; anche se non ci conoscevamo, abbiamo formato subito una bella squadra affiatata. Quando siamo ripartiti, nel capannone della fiera di Forlì era un continuo andirivieni di furgoni e auto che portavano generi di prima necessità, vestiti, mobili, e quant’altro potesse servire a chi aveva perso tutto; rientrando, passando per altre zone abbiamo visto strade ancora piene d’acqua, dove nessuno era ancora riuscito ad arrivare, per mancanza di mezzi adatti a portare via il materiale accumulato».

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