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Archivio di Stato a Varallo: un patrimonio che bisogna salvare

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Archivio di Stato Varallo

Archivio di Stato di Varallo: l’appello di tanti studiosi e realtà del territorio affinché rimanga aperto.

Archivio di Stato, la sua importanza

L’Archivio di Varallo: una realtà importantissima per studiosi e professionisti di diversi settori. Un nutrito gruppo di associazioni del territorio e docenti lancia un appello per mantenerlo aperto. «Un Archivio davvero invidiabile quello di Varallo (in via Tancredi Rossi 9), sezione staccata dell’Archivio di Stato di Vercelli – scrivono i firmatari -. Chi lo frequenta (studiosi sia valsesiani che provenienti da altri territori) ne è perfettamente consapevole, vorremmo però spiegare a chi non lo utilizza i motivi che rendono eccezionale questo istituto. Si possono riassumere in quattro punti: prima di tutto l’importanza e la consistenza del materiale conservato. Diversi sono i Fondi (questo è il termine tecnico che indica i raggruppamenti dei documenti), che spaziano dai documenti storici dei Comuni della nostra valle, a quelli di associazioni benefiche (per esempio l’antico ospedale di Varallo), di Enti (come il Sacro Monte), di Società (ad esempio quelle che hanno dato origine alla Pinacoteca e al Museo Calderini), di famiglie (è il caso dei d’Adda), importanti nella storia della Valsesia) ai quali si aggiunge il Fondo notarile, che riunisce gli atti dei notai che hanno esercitato la loro attività in Valsesia».

I numeri

«Queste carte (ma vi sono anche diverse pergamene) polverose e ingiallite, talvolta ridotte a brandelli, coprono un arco temporale dal secolo XIV al XX; esse racchiudono e testimoniano la nostra storia, quella ufficiale e istituzionale, come quella privata, sono un passato da non perdere e, soprattutto, da conoscere perché alla base della nostra identità. La consistenza complessiva di questo patrimonio corrisponde fisicamente a circa 3.5 km di scaffalature, disposte ovviamente su più piani e, in termini più precisi, si tratta di 25.000 tra faldoni (i contenitori dei documenti) e registri, 1120 pergamene, 2767 disegni e, da pochi anni, anche di 2700 volumi della Biblioteca della Società d’Incoraggiamento allo Studio del Disegno. Invitiamo i lettori a consultare in internet questo bene, digitando anche direttamente: “Archivio di Varallo” e cliccando l’icona “Accedi” che compare, in basso a destra, sulla pagina web, per poi poter navigare in un mondo che va ben oltre la nostra sintetica descrizione».

La catalogazione

«Secondo: tutti i documenti sono inventariati, classificati per facilitare lo studioso a individuare il materiale da consultare, opportunamente raccolto in contenitori, disposti nelle apposite scaffalature, garantendone quindi la conservazione, ma oggi come si è detto, oltre agli inventari anche alcuni regesti (riassunti del contenuto degli atti) sono consultabili online in quanto digitalizzati. Questo compito di riordino, di inventariazione e di collocazione manuale nelle scaffalature si deve all’infaticabile e silenzioso lavoro condotto, a partire dal 1978 (data di apertura al pubblico), da Maria Grazia Cagna con il supporto di Bruna Crivelli e di Oriella Pozzati, in pensione dal 2016. È stata un’attività spesso monotona e noiosa, ma che ha reso possibile la fruizione attuale di questo patrimonio. La competenza di Maria Grazia Cagna è sempre stata messa al servizio dei frequentatori di questo archivio attraverso un aiuto e un supporto nelle ricerche, non sempre facili, una collaborazione e disponibilità offerte con generosità agli studenti come a coloro che non erano abituali fruitori di un archivio e che magari incontravano qualche difficoltà nella lettura di grafie di difficile lettura o nella lingua latina, oggi sempre più ostica».

La sede

«Terzo: riconoscenza verso Maria Grazia Cagna, Bruna Crivelli e Oriella Pozzati. Siamo tutti in debito verso di loro che, nel silenzio, evitando visibilità mediatica o sui giornali hanno incessantemente lavorato con serietà.
Un quarto motivo è rappresentato dall’attuale sede, completamente rinnovata e dotata di un arredo moderno e funzionale per la conservazione dei documenti. Pur con tempi lunghi (dal 2005 al 2012), la ristrutturazione è stata realizzata con l’impiego di ingenti fondi ministeriali (provenienti del gioco del lotto), che rischiano di essere “buttati” nell’ipotesi, come vedremo, di una chiusura di questa istituzione. L’archivio ora non è aperto al pubblico per l’emergenza Covid-19 e non lo è stato neppure nel corso dell’estate, ma quello che preoccupa e allarma è che, con ogni probabilità, non sarà riaperto neppure al termine, speriamo presto, di questa terribile pandemia, perché Maria Grazia Cagna e Bruna Crivelli, avendo prorogato la loro attività di due mesi, andranno in pensione il 1° gennaio 2021».

Il personale

«Attualmente, nonostante l’impegno della direttrice dell’Archivio di Stato di Vercelli, dott.ssa Elena Rizzato, da sempre attenta al problema del personale, non è stata nominata alcuna persona che subentri alle due prossime pensionate. Il concorso per nuove assunzioni è rimandato e comunque anche il personale della sede principale di Vercelli è sotto organico: improbabile, se non impossibile, pensare all’utilizzo del personale vercellese. Non è nostro compito né intenzione suggerire una soluzione, ma ci siano consentite due considerazioni: il ritardo dell’amministrazione, in questo caso il Ministero, a programmare il ricambio dei pensionamenti (che può per tempo essere gestito); la necessità di avere personale residente per garantire quella continuità di lavoro e di presenza che Maria Grazia Cagna e le sue colleghe hanno saputo offrire. La imminente chiusura dell’Archivio varallese comporterà la fine di qualsiasi studio in Valsesia, da quelli storici a quelli storico-artistici, a quelli di ambito sociale e antropologico, dato verificabile nelle diverse pubblicazioni riguardanti il nostro territorio. Essa non permetterà ai giovani studenti universitari di apprezzare e capire il valore dei documenti, imparando una metodologia di ricerca; saranno penalizzati gli allievi delle scuole superiori, privati di esercitazioni didattiche attuate con i docenti di Storia, ma creerà anche problemi a professionisti (geometri e architetti) che spesso necessitano di consultare il materiale archivistico. Non ultimi anche i privati, spesso residenti all’estero, che hanno la curiosità di ricostruire l’albero genealogico delle loro famiglie e investigare sulle loro origini. La ricerca di un’identità non è solo una necessità del privato, ma dell’intera comunità. Consapevoli di non poter impedire questa imminente e inesorabile realtà ci sembra doveroso darne informazione e chiedere a chi ne ha il potere una soluzione».

I firmatari

A firmare il testo sono: Daniela Agliati, presidente Inner Wheel Club di Valsesia; Paola Angeleri e Mario Remogna, direttrice e presidente della Pinacoteca e del Museo Calderini di Varallo; Vanni Boggio, presidente Lions Club Valsesia; Rosa Angela Canuto, presidente dell’Associazione “Centro Libri – Punto d’Incontro” e della Associazione «Imago Verbi»; Maria Grazia Cappellaro, presidente della Università della Terza Età di Borgosesia; Elena De Filippis e Renata Lodari, direttrice e commissario Sstraordinario dell’Ente di Gestione dei Sacri Monti; Federica Guidetti, presidente dell’Associazione Punto Arte onlus, Grignasco; Roberta Locca, presidente di Presmell, Associazione Culturale Walser ecomuseo Valle Vogna; Marinella Mazzone, presidente del Centro Studi Turcotti, Borgosesia; Piera Mazzone, direttrice della Biblioteca Civica «Farinone Centa», Varallo; Donata Minonzio e il consiglio direttivo della Società Valsesiana di Cultura, Borgosesia; Enrico Pagano, direttore dell’Istituto per la Storia della Resistenza e della Società Contemporanea nel Biellese, nel Vercellese e in Valsesia; Mario Remogna, presidente del Centro Studi Walser Rimella; Daniele Salezze, presidente del Rotary Club Valsesia; Rosanna Salvoldi, presidente del Club Soroptimist di Valsesia; Marcello Vaudano, presidente del DocBi, Centro Studi Biellesi; Susanna Zaninetti Danin, presidente del Cai sezione Varallo. Alle associazioni del territorio si uniscono: Giovanni Agosti, docente di Storia dell’arte, Università degli Studi di Milano; Jacopo Stoppa, docente di Storia dell’arte, Università degli Studi di Milano; Patrizia Zambrano, docente di Storia dell’arte moderna, Università degli Studi del Piemonte Orientale.

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