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Carcoforo e l’alta Valsesia ricordano Mario Sesone, uomo che amava la montagna

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Carcoforo e l’alta Valsesia ricordano Mario Sesone, uomo che amava la montagna. Don Salvatore: «Era un uomo in pace con se stesso». Gli ex guardaparco: «Esempio di onestà morale».

Carcoforo e l’alta Valsesia ricordano Mario Sesone

Chiunque abbia conosciuto Mario Sesone in questi 90 anni in cui ci ha onorati della sua presenza, non può non essere rimasto colpito dalla sua personalità. Dal suo disarmante carattere che, come ha ben sottolineato Don Salvatore durante l’omelia della cerimonia funebre, era la caratteristica principale di “un uomo in pace con se stesso” e aggiungo io col resto del mondo.

Ho conosciuto Mario quando avevo poco più di 20 anni e sono stato proiettato per motivi di lavoro a Carcoforo; un paesino di poche anime in pieno inverno, con la sola forza dell’incoscienza e la passione per la montagna. Tra quelle poche anime, qualcuna mi accolse discretamente per aiutarmi nell’ambientazione e insegnarmi praticamene tutto ciò che mi serviva per sopravvivere a quella esperienza. Tra questi Mario Sesone, con la quale nacque una amicizia importante che non si è mai neppure affievolita nei successivi 40 anni. Mario mi accolse nella sua casa come un parente, mi insegnò le cose basilari, ma essenziali, per svolgere il mio lavoro; non mi fece mai sentire solo in quei due anni di permanenza lontano da casa e dalla mia famiglia.

I ricordi

Per raccontare tutti gli episodi e i ricordi che ho di lui ci vorrebbe un libro… e mentre lo accompagno al campo Santo vedo alcuni carcoforesi, rivedo quei luoghi e molti ricordi riaffiorano alla mente. In quei due anni ho imparato molte cose, ma soprattutto ho vissuto, anche grazie a Mario, momenti impagabili di socialità montanara che non potevo immaginare. Dalla giornata del maiale e dei salami al periodico arrivo del fieno, che vedeva tutti i giovani del paese adoperarsi per lo scarico e il trasporto nel fienile con il dolce finale a casa di Mario davanti a un buon salame e al bottiglione di vino. Mai avrei immaginato nella mia vita di aiutare una bovina a partorire sino a notte fonda con lui ed Ezio, oppure di salire in quota con Mario e i guardiaparchi a fare il censimento dei camosci. Esperienze sconosciute a un giovane ventenne di Varallo, ma che hanno alla base un profondo senso di amicizia e di passione per questo tipo di cultura.

Sandro Bergamo, ex guardiaparco in pensione, al termine della funzione si è rivolto a lui tra le lacrime come ad un padre, ovvero colui che “non si è mai risparmiato e ti ha insegnato tutto, un esempio di onestà morale e intellettuale”. Bello anche il ricordo di Pietro Chiodo, altro ex guardiaparco, che gli ha dedicato un ritratto al posto di una foto, con una frase che riassume l’essenza caratteriale di Mario:” Rappresenti per noi armonia tra vita e natura. Leale nell’amicizia e alle nostre montagne”.

Toccante il ricordo in chiesa di Michela che è stata moglie di Sergio Sesone, il giovane figlio che Mario ha perso nel pieno della vita e che gli ha donato la nipotina Vittoria. La sintesi di don Salvatore, che conosceva bene Mario, è stata completa e ha permesso a tutti di sentirlo vicino come se ancora fosse tra noi. “Mario – ha detto il sacerdote – era una persona che ascolti sempre volentieri mentre sorseggi con lui un buon vino, un uomo positivo che infonde pace, generoso con tutti e con un fine senso dell’umorismo”.

Dopo l’esperienza carcoforese periodicamente facevo visita a Mario, per un consiglio sui percorsi di montagna, sulle condizioni della neve e tante volte, semplicemente e solo, per fare due chiacchere. Quando è mancato Sergio e successivamente Caterina, ho cercato di essergli ancor più vicino. Mi accolse sempre nella sua casa e alla sua tavola con grande serenità. Si è piegato, ma mai spezzato e nonostante questi dolori, che riesco solo ad immaginare, non ha mai perso la voglia di vivere e quel modo di essere che lo rendeva speciale.

Il ricordo dell’amico

Infine, soprattutto nell’ultimo anno e mezzo le mie visite sono state più intense e come ha notato anche don Salvatore, ho potuto constatare con quanto amore e dedizione tutta la sua famiglia lo ha seguito e sostenuto. Mario non si è mai lamentato di nulla, come sempre, e ancora mi sorrideva. Solo poche settimane fa, mentre lo salutavo per l’ultima volta ed eravamo soli mi disse incupito: “caro Ferruccio, la prossima volta che vieni a trovarmi dovrai fermarti all’inizio del paese, dove ci sono Sergio e Caterina”. Lo disse seriamente, senza commuoversi e capii che aveva le idee molto chiare. Lo abbracciai commosso, sapendo che sarebbe stata veramente l’ultima volta…

Ciao Mario, ti abbiamo accompagnato dove tu mi hai detto in una giornata limpida e azzurra dell’autunno valsesiano, mentre la natura si colora come un quadro e si prepara anch’essa a riposare prima del nuovo risveglio e di una nuova vita. Ad accompagnarti tantissima gente a dimostrazione dell’affetto che hai seminato e ti sei guadagnato, ma soprattutto un meraviglioso concerto di animali al pascolo, quello che avresti sicuramente desiderato tu. Da oggi fai parte anche tu di quella natura che hai tanto amato, mentre il tuo spirito sarà per sempre libero tra quelle montagne e tra di noi!

Un abbraccio a Marino, Denise, Michela e a tutta la vostra splendida famiglia.

Ferruccio Baravelli

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