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Carica i figli in auto e dall’Ucraina raggiunge la Valsesia. La storia di Alexandra

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Carica i figli in auto e dall’Ucraina raggiunge la Valsesia. La storia di Alexandra Vakariuk è sorprendente. Ha lasciato il marito, la casa, tutto ciò che costituiva la sua normale esistenza e non ha esitato ad accollarsi due giornate di viaggio e di incertezze, lunghe ore alle dogane, il dolore di abbandonare la propria patria senza poter immaginare cosa le riserverà il futuro.

Carica i figli

L’unico punto di riferimento è chi la attendeva in Valsesia: lo zio Sergio, che da tanti anni vive e lavora a Gattinara, e la famiglia del compagno di sua figlia Inna, che l’ha accolta nella sua casa, a Borgosesia. Alexandra non parla la nostra lingua, ma l’aiuta nell’inserimento la sua famiglia italiana che ha vissuto con lei questi giorni di spostamento, facendosi in quattro per aiutare lei, l’amica e i bambini a raggiungerli, ad effettuare tutte le pratiche necessarie per vivere in Italia secondo le regole stabilite per i profughi di guerra.

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«Mio marito è il vice sindaco della nostra città, Černivci, località di circa 300mila abitanti, situata nella regione della Bucovina del Nord, a una sessantina di chilometri dal confine con la Romania – racconta Alexandra, aiutata dallo zio –. Anche il marito della mia amica è un altro rappresentante del Comune. Loro sono rimasti lì per coordinare gli aiuti che stanno arrivando dall’Italia e dagli altri paesi del resto d’Europa».

Aiuti

Di questi aiuti fa parte anche il camion partito nei giorni scorsi proprio da Gattinara, che anche Sergio e la moglie, che ha lavorato in città e conosce molte persone, hanno aiutato ad allestire. In realtà, nella zona dove abita Alexandra i combattimenti non sono ancora iniziati, ma questo non garantiva affatto tranquillità: «Loro sono lontani dalle città e dai luoghi strategici dove sono iniziati gli attacchi, ma si aspettano da un momento all’altro che la guerra si accenda dovunque – spiega lo zio Sergio –. Essendo padre di tre figli, mio nipote avrebbe potuto venire in Italia con Alexandra ma, come stanno facendo moltissimi uomini, ha scelto di rimanere al suo posto per difendere la sua terra».

Bimbi

I bambini, il primo di otto anni, i due gemellini di quattro e la figlia dell’amica, che ha dieci anni, hanno sofferto durante il tragitto: «Dobbiamo portare uno dei gemellini a fare una visita al pronto soccorso di Borgosesia – dice allarmata Alexandra –. Me l’ha suggerito il mio pediatra, quando l’ho chiamato al telefono, perché ho visto che non sta bene. È molto indebolito, tante ore di viaggio e il clima teso che abbiamo vissuto negli ultimi giorni a casa nostra hanno spaventato i bambini, anche la figlia della mia amica, che è un po’ più grande, è spaesata».

Mettersi in regola

Appena arrivati a Borgosesia, Alexandra è stata accompagnata dai carabinieri per predisporre gli incartamenti per mettersi in regola. Vivendo in casa coi parenti, non ci sono state difficoltà: «I problemi più grossi sono stati nel viaggio – spiega la giovane donna –. Ci abbiamo messo 24 ore per uscire dall’Ucraina, poi al confine con l’Ungheria abbiamo anche dovuto pagare 40 euro, nonostante avessimo tutti i documenti a posto».

 

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