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Casa riposo Ghemme: più di un mese per i tamponi, e intanto il virus dilagava

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Casa riposo Ghemme: più di un mese per i tamponi, e intanto il virus dilagava.  «Avevamo chiesto di sottoporre i nostri ospiti ai tamponi agli inizi di marzo, quando era stato accertato il primo caso positivo al virus. Richieste inascoltate: i test sono stati fatti solo dieci giorni fa».

Casa riposo Ghemme: più di un mese per i tamponi, e intanto il virus dilagava

Il presidente della casa per anziani di Ghemme Fondazione Istituto della Provvidenza, Mauro Imazio Agabio tenta di dare una spiegazione all’alto numero di casi di Covid19 registrati nella struttura. Su 50 ospiti, ben 23 attualmente sono positivi asintomatici; e il numero potrebbe essere anche superiore visto che ancora si attende il risultato sul personale. Una situazione “scoperta” solo pochi giorni fa, con la tamponatura appunto, a fronte di un’emergenza nazionale che sin da subito indicava le case di riposo tra i luoghi maggiormente a rischio di contagio. I test a tempo debito forse avrebbero contenuto il numero di decessi nella struttura, una quindicina dai primi giorni di febbraio. «Abbiamo il risultato di un solo deceduto che aveva contratto il Coronavirus – precisa Imazio Agabio -. Certo è che il numero dei decessi dai primi di febbraio è più alto rispetto agli altri anni». Senza test è impossibile stabilire quanti siano i morti asintomatici positivi al Covid19; e sicuramente la mancanza di tamponi non ha aiutato a contenere la diffusione del virus. A Ghemme su 42 positivi, ben 23 sono ospiti della casa di riposo.

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Gli ospiti isolati

«Nell’istituto – prosegue Imazio Agabio – abbiamo adottato misure di sicurezza sin dalla fine di febbraio. Da allora avevamo ridotto l’orario delle visite, mentre dal 9 marzo abbiamo chiuso completamente la struttura; da allora entrano solo gli operatori, infermieri e oss. Sospese anche la fisioterapia e le attività di animazione. Dagli inizi di marzo avevamo spostato in un reparto isolato gli ospiti con sintomi riconducibili al virus. Non abbiamo mai avuto problemi di carenza di mascherine e dispositivi anti-contagio. C’è stato anche un sopralluogo dei Nas, che aveva confermato la gestione corretta dell’emergenza».

I tamponi in ritardo

Quindi il virus come è entrato nella casa di riposo? «Difficile fare ipotesi. Probabilmente girava già precedentemente al primo caso conclamato. Nelle Rsa i tamponi sarebbero stati la prima cosa da fare; un gap che si è verificato in particolare nella zona del Novarese». Attualmente i 23 ospiti positivi asintomatici continuano ad essere sotto osservazione in un reparto separato. «Lunedì scorso abbiamo effettuato la sanificazione di tutti i locali; verrà ripetuta altre tre volte». Adesso l’incognita è sul personale: «Vedremo i risultati dei tamponi, ma già alcuni dipendenti sono rimasti a casa; chi ha sintomi lievi riconducibili al virus, si è messo in auto-isolamento». All’Istituto della Provvidenza lavorano una quarantina di persone; per la metà si tratta di personale sanitario. «Siamo veramente nelle mani della Provvidenza».

 

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