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Discarica Ghemme: la storia infinita tra scandali e ritardi

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Discarica Ghemme: un’epopea che non accenna a chiudersi.

Discarica Ghemme il sequestro

La fine sembrava vicina già dieci anni fa: nel 2008, infatti, arrivò l’annuncio che nella discarica di Ghemme non si sarebbero più potuti portare rifiuti. Sembrava che arrivare alla chiusura definitiva dell’impianto tra le colline sarebbe stato più facile. Niente di più sbagliato. Sono passati più di 10 anni da allora e tra uno scandalo e l’altro la collinetta di rifiuti è ancora lì. L’ultimo colpo di scena in ordine di tempo è stato il sequestro della vasca due da parte dei carabinieri forestali. Motivo? La ditta incaricata di ricoprirla avrebbe utilizzato materiale non conforme, in pratica rifiuti per coprire altri rifiuti. E mentre qualcuno chiede un tavolo tecnico in prefettura per fare il punto della situazione, la fine della storia della discarica si allontana.

La chiusura

Il finale, insomma, è tutto da scrivere. Di certo negli ultimi 10 anni la discarica di Ghemme è stata al centro di una serie di vicende controverse. E per chiuderla una volta per tutte mancano sempre migliaia di metri cubi di terra, che dovranno servire per ricoprire i cumuli di rifiuti. Nel 2010, ad esempio, la vitta Daneco, gestore dell’impianto, aveva deciso di portare tra le colline ghemmesi gli scarti di fonderia provenienti dalla bonifica della ex Sisas di Pioltello. Ma contro l’arrivo del cosiddetto “nerofumo” si erano opposti due paesi: Ghemme e Cavaglio. E alla fine non se n’era fatto nulla. Nel 2011, invece, l’allora sindaco Alfredo Corazza firmò un’ordinanza per vietare l’accesso alla discarica, ma anche ai boschi circostanti. Il provvedimento riguarda una vasta area tra la Provinciale 22, le strade vicinali Brughiera, Torrente Strego e Baraggia e la comunale per Sizzano. Il divieto era nato per prevenire l’eventuale inalazione di cloruro di vinile, sostanza cancerogena che era stata rinvenuta nella zona.

Le ultime vicende

Per coprire la discarica di Ghemme era stata portata avanti anche l’ipotesi di utilizzare 15mila metri cubi di terra inquinata, proveniente dalla Beatrice di Borgomanero, un’area contaminata da metalli pesanti provenienti dalle rubinetterie del Cusio e trasportate dal alcuni torrentelli. Nel 2017 scoppia un’altra grana: la Daneco non paga più i tre operai attivi all’interno dell’impianto, che per le inadempienze del gestore resta anche senza corrente elettrica. L’emergenza viene affrontata dalla Provincia che affida la “patata bollente” al consorzio rifiuti.

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