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«Donare gli organi cambia la vita». Gruppo di trapiantati sale alla Margherita

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«Donare gli organi cambia la vita». Gruppo di trapiantati sale alla Margherita. Gabriel, Samantha, Antonella, Mirko e Valeria. Ecco i nomi dei ragazzi che il 18 luglio cercheranno di arrivare alla Capanna Regina Margherita, il rifugio più alto d’Europa a quota 4554.

Donare gli organi cambia la vita

Non sarà però una delle tante scalate, ma un’iniziativa di grande valore sociale, che avrà lo scopo principale di sensibilizzare le persone alla donazione degli organi. I cinque protagonisti dell’impresa, infatti, sono tutti trapiantati o malati di fibrosi cistica e l’iniziativa si svolgerà sotto il patrocinio dell’Aido. A organizzare la salita del gruppo è stato Luca Colli, vigevanese innamorato della Valsesia fin da quando ci veniva in vacanza da bambino nella casa del nonno, uno degli alpini che hanno costruito la strada del Turlo, e autore di tante grandi spedizioni in montagna. Questa, però, avrà un sapore diverso da tutte le altre.

Idea

«L’idea – spiega Colli – ha radici lontane, bisogna andare indietro fino al 2018, quando prima di partire per l’Everest ho conosciuto per caso Marco Menegus, un trapiantato bipolmonare per fibrosi che mi aveva proposto di salire fino alla Margherita. Abbiamo tentato l’impresa insieme al dottor Luigi Vanoni e alla guida di Alagna Sergio Gabbio, ma siamo dovuti tornare indietro dopo essere arrivati fino al colle Sesia, perché eravamo lunghi con i tempi. Ci eravamo ripromessi di riprovarci, ma purtroppo le condizioni di Marco sono peggiorate fino a provocarne la morte. Ma Valeria, una sua amica, mi ha contattato dicendomi di volerci provare per ricordarlo».

Esperienza

Detto e fatto: il 17 luglio il gruppo #fragilirocce (così è stato battezzato per l’occasione) arriverà alla Gnifetti, dove pernotterà, e il giorno dopo partirà alla volta del rifugio più alto d’Europa: «Con i cinque ragazzi – riprende Colli – ci saranno il dottor Vanoni e altri due medici, cinque guide alpine e sei soccorritori della Croce Rossa, tra cui il sottoscritto, che faremo da sherpa, portando nello zaino le bombole di ossigeno. Faremo tre cordate, tenendo conto delle condizioni di salute di ciascuno e tutti saranno costantemente monitorati. Il messaggio che vogliamo lanciare è semplice: una donazione di organi può cambiare la vita alle persone che soffrono».

Allenamento

Intanto una parte del gruppo, accompagnato dalla guida alpina di Alagna Nicola Viotti e con l’assistenza sanitaria del dottor Vanoni, si è allenato per la scalata del 18 luglio, salendo venerdì e sabato alla Punta Giordani a quota 4046 metri, dopo aver pernottato al rifugio Città di Mantova. Un’altra parte ha affrontato, invece, l’alta quota con un approccio più contenuto sia in termini di altitudine raggiunta, sia di durata dell’intera escursione.

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