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Gattinara ricorda Peppino Impastato: «La mafia è una montagna di m.»

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Gattinara ricorda Peppino Impastato: «La mafia è una montagna di m.». Il 9 maggio 1978 il giornalista Peppino Impastato veniva brutalmente ucciso da Gaetano Badalamenti, capo mafia di Cosa Nostra; col cadavere fu inscenato un finto suicidio, ponendo una carica di tritolo sotto il suo corpo adagiato sui binari della ferrovia.

Gattinara ricorda

Ora anche Gattinara aderisce alla campagna di sensibilizzazione lanciata dal sindaco di Cinisi, Giangiacomo Palazzolo, «per dare un segnale forte a chi ancora non capisce cos’è la mafia». Fu una delle pagine più buie della storia della Repubblica quel 9 maggio di 43 anni fa. Nello stesso giorno infatti fu ritrovato nel bagagliaio di una Fiat 130 il corpo del presidente della Democrazia Cristiana, Aldo Moro, sequestrato ed ucciso dalle Brigate Rosse il 16 marzo dello stesso anno in via Fani. Il commando di terroristi, nell’azione di rapimento, uccise i cinque uomini della scorta di Moro.

Iniziativa

Per non dimenticare, il sindaco di Cinisi, in provincia di Palermo, paese di Giuseppe “Peppino” Impastato, ha invitato i primi cittadini d’Italia a fare una foto con la fascia tricolore e con in mano un cartello con la scritta “La mafia è una montagna di merda”, frase dello stesso Impastato. «Peppino Impastato era un giornalista che indagava e cercava di smascherare i traffici di boss e politici – si legge nel comunicato -, un uomo che sognava la sua Sicilia libera dalla mafia».

Un video con tutti i sindaci

«Con grande piacere – commenta il sindaco di Gattinara, Daniele Baglione – ho aderito all’iniziativa del collega Giangiacomo Palazzolo, che in occasione dell’anniversario dell’uccisione di Peppino Impastato, il 9 maggio, farà un video con tutti i sindaci aderenti con in mano un cartello con scritto “La mafia è una montagna di merda”. L’iniziativa del collega di Cinisi è sicuramente un modo per scuotere le coscienze per ricordare cosa è la mafia e, soprattutto, che non è per nulla sconfitta. Anche se idealmente, tutta Italia, attraverso noi sindaci e alle fasce tricolori che rappresentano le nostre comunità, possiamo dare un segnale forte, partecipato, quello dell’Italia sana, concreta, onesta, un modo per fare un nuovo passo in avanti per dire “no” alle mafie».

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