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Oratorio di Varallo, palestra di vita. Lettera per i 50 anni

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Ricevamo e pubblichiamo un ricordo sull’oratorio di Varallo.

Oratorio di Varallo

«Il principale punto di riferimento per il gioco ed il divertimento del dopoguerra è senz’altro l’Oratorio. Ubicato a Sottoriva, prima che venisse costruito l’attuale edificio, era una struttura più piccola e vecchia composta da una costruzione parallela alla strada con un corpo , a nord, di quattro piani e collegato, a sud, un corpo più basso, adibito a Teatro. Ingressi dalla

via: un portoncino per entrare nella casa ed a sud in continuità con la parte bassa, muro e cancelli per gli ingressi principali. Entrato dai cancelli, subito a sinistra trovavi due giochi delle bocce. A destra, coperto da un tetto sporgente, un portico largo circa 6 metri e lungo quanto la bassa costruzione. Nell’angolo, al piano terra della casa, una Chiesetta, dedicata a San Luigi. Ai tre piani superiori, locali di ritrovo comune e l’abitazione del Prete Responsabile. Una bassa, piccola e leggera costruzione di due piani, messa ad angolo, attaccata alla Chiesa ed un muro lungo tutto il perimetro dell’Oratorio, lo dividevano da tutti i giardini che lo circondavano. Al centro del complesso un Campo di Calcio, ridotto ed in terra battuta di circa 50 metri per 30, con a lato, verso il fiume, una piccola pista adatta per il salto in lungo. Sotto il portico c’erano Tavoli da ping pong, cesti a muro per basket, anelli per ginnastica ed altre cosette. I più piccoli giocavano anche a figurine. Mi sono dilungato nella descrizione perchè l’Oratorio è stato veramente la palestra di vita di centinaia di giovani che hanno stretto durature amicizie ed hanno imparato a socializzare. Epiche sono state le partite di calcio, si fa per dire, dove, giovani e meno giovani, in particolare verso sera, dopo il lavoro, si disputavano con anche una quarantina di giocatori contemporaneamente. Fu proprio in una di queste affollate partite che presi una violenta pallonata all’occhio destro. Avevo 12 anni e ne persi la vista. Ma l’Oratorio era l’Oratorio e mi è rimasto sempre nel cuore.

La terza cosa è più personale (Stralcio dai ricordi dei miei incarichi pubblici ospedale di Varallo). Infatti la riforma sanitaria entrata in vigore in quegli anni, stabilì che tutti gli amministratori avessero diritto ad un compenso: tutti noi eravamo stati nominati “a titolo onorifico” e quindi, quasi tutti rifiutammo di intascare soldi che non ci erano dovuti. Li abbiamo destinati alla comunità. Una parte di essi è servita per arredare il nuovo reparto di pediatria. Un milione di lire lo abbiamo donato per la costruzione del nuovo oratorio e centomila lire per le campane».

Giovanni Capelli

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