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Pasqua in zona rossa, turismo in ginocchio. C’è chi non apre nemmeno

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ristoratori beffati

Pasqua in zona rossa: arriva un grido di dolore da impresari e lavoratori della ristorazione e delle attività ricettive.

Pasqua in zona rossa

Un’altra Pasqua in rosso, un’altra mazzata su alberghi, bar e ristoranti. Le restrizioni legate alla pandemia stanno creando serie difficoltà a molte attività turistiche, alcune delle quali hanno addirittura preferito chiudere i battenti per qualche tempo, in attesa di tempi migliori. Altro che boom di Pasqua.
Nel campo della ristorazione c’è chi decide di abbassare la saracinesca perché i costi sono alti, chi punta sull’asporto, chi cerca di inventarsi qualcosa. Nelle aree più turistiche di Valsesia e Valdilana il problema si fa sentire, da Alagna come a Bielmonte, che vivono soprattutto di visitatori. Visitatori che non possono viaggiare per turismo in zona, ma che hanno il permesso di farsi un viaggio alle Baleari.

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In alta Valsesia

Il ristorante Cà Nosta è a conduzione familiare e si trova ad Alagna: «Noi siamo chiusi da un mese – spiega il titolare Danny De Fabiani –. Non riusciamo a fare asporto in un paese turistico come il nostro, che è legato solo alle presenze da fuori e non ai residenti. Gli spostamenti sono limitati o vietati, e non è facile. Nel 2020 abbiamo lavorato solo in estate, anche perché abbiamo un grande spazio all’esterno e si garantisce il distanziamento. Aprire all’estero? Lo trovo assurdo, ci sono tante filiere legate al turismo che sono chiuse e questo non giova all’economia. Noi ci siamo adeguati a tutto quanto ci è stato chiesto per mettere in sicurezza il locale, ma anche a Pasqua saremo chiusi».

Della situazione parla anche Valentina Peroni che, con il marito Marco De Dominici, è titolare del Residence Giardini a Piode: «Queste sono zone solitamente molto frequentate. Facciamo fatica con l’asporto, ma ci proviamo. Noi siamo un ristorante gourmet e puntiamo sul servizio al cliente, ma abbiamo dovuto reinventarci. Mio marito è chef e a Natale ha prodotto panettoni artigianali, ora colombe per Pasqua. Ci siamo salvati perché la struttura è gestita da noi due e abitiamo qua. La pandemia ha portato drammi che lasciano senza parole. Ma è difficile non poter fare il proprio lavoro come si vorrebbe…».

A Varallo

La situazione non migliora scendendo a Varallo, dove alcuni ristoranti lavorano sull’asporto, altri no: «Noi abbiamo deciso a malincuore – spiega Paola Guala, della pizzeria I Tigli – di tenere chiuso. Abbiamo 17 dipendenti, e con l’asporto non si può certo sopravvivere. I costi sono troppo alti. E’ brutto non essere nelle condizioni di lavorare come si è sempre fatto o mettersi a fare i conti per capire dove si può arrivare».

Anche l’albergo ristorante Sacro Monte, aperto da tre generazioni, ha tenuto chiuso: «Ci troviamo troppo dislocati per pensare all’asporto – commenta la titolare Angela Perrone –. L’edificio è molto grande e ci sono spese alte per aprirlo e poi non passa davvero nessuno. Avevamo pensato a promuovere il pic-nic da asporto, ma è vietato anche quello… In estate abbiamo lavorato un po’ perché abbiamo grandi spazi e possiamo mantenere le distanze. Ma si sono persi i pellegrinaggi di questi mesi. E’ davvero un dispiacere grande: siamo qui, puliamo, mettiamo a posto, ma non c’è nessuno. Speriamo per tutti che questo periodo passi».

Nel Biellese

Anche a Bielmonte la situazione non è allegra. Alcuni bar rimangono aperti, altre strutture invece hanno chiuso: «La gente non può salire – spiega Stefano Perolo, dello Chalet di Bielmonte – il comune è distante. Non si può fare magazzino e poi non avere gente che viene a pranzo o cena. A febbraio abbiamo lavorato quattro domeniche con l’asporto, ma le piste da sci erano chiuse e quindi è stato faticoso. Ora tenere aperto sarebbe solo un costo».

Più “fortunata” geograficamente la locanda Argimonia a Bocchetto Lovera che rientra nel comune di Valdilana: «Il passaggio di escursionisti c’è – commenta il titolare Rudi Delpiano – noi siamo aperti con asporto. Nel fine settimana anche per un piatto caldo oltre ai panini e al bar. Abbiamo anche puntato sul menù di Pasqua che porteremo a domicilio. Stiamo lavorando per riuscire a pareggiare almeno le spese del locale e non è facile. Speriamo che faccia bello e che qualche escursionista possa salire a piedi».

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