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Regione sulla Novara-Varallo: la linea non sarà dismessa

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Regione sulla Novara-Varallo: la linea non sarà dismessa. Il futuro della linea al centro di un recente consiglio regionale.

Regione sulla Novara-Varallo

Nell’ultimo periodo per il futuro della tratta si sono tirate fuori diverse idee. Nel dibattito tra il territorio, trascinato dal presidente della provincia di Vercelli e sindaco di Varallo Eraldo Botta e la Regione, rappresentata dall’assessore ai trasporti Marco Gabusi, si era inserita negli ultimi giorni la proposta del primo cittadino di Fara Aldo Giordano: perché non sperimentare i treni a idrogeno invece di quelli a gasolio? La Regione ieri ha detto la sua.

Nessuna dismissione

«Il tema della linea ferroviaria Novara Varallo è in questi giorni oggetto di visibilità mediatica – ha spiegato Gabusi – . Va precisato che l’attuale giunta regionale non sta premendo affinché la linea venga dismessa. Ciò che abbiamo fatto è un bando in cui cofinanziamo uno studio di fattibilità per il recupero delle linee ferroviarie in disuso attraverso la realizzazione di piste ciclabili.

Bando

Lo scopo del bando è quello di approfondire l’interesse delle amministrazioni locali e comprenderne la reale fattibilità. Ed è esplicitamente indicato nello studio che ci deve essere la volontà univoca e unitaria di tutti i Comuni della tratta. È chiaro da questi elementi che non facciamo nessuna pressione, anzi, stiamo chiedendo ai Comuni chi è interessato ad approfondire».

 

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2 Commenti

1 Commento

  1. marco

    14 Febbraio 2021 at 23:04

    L’attuale Assessore Regionale ai Trasporti del Piemonte, come il precedente che ha di fatto determinato la dismissione di diverse linee ferroviarie piemontesi nel 2014, hanno sempre ritenuto che le ferrovie, in generale, costino troppo alla Regione. Così pure la Novara-Varallo. Io penso che non abbiano mai fatto i conti giusti. Se facciamo correttamente la somma: tra lo Stato, le Regioni, le Provincie, i Comuni ed infine noi cittadini, in pratica tutta la “collettività”, si spende una immensa valanga di soldi per mantenere strade, autoservizi e auto private, nonchè tutti i servizi e l’annesso personale ad esse collegate. Ripristinare e riutilizzare le ferrovie dismesse non sarebbe che un primo passo per risparmiare e rendere la nostra vita più ecologica. Ce lo dice anche l’Europa ed il nuovo governo europeista in carica. Se ne facciano una ragione anche in Regione e si adoperino di conseguenza. Saluti.

  2. alessandro belviso

    15 Febbraio 2021 at 13:53

    Nella diffusione delle vetture a motore il duce scorge anche uno
    strumento di pace sociale, capace di porre un freno al comunismo poiché «proletarizzare
    l’automobile significa deproletarizzare le masse».
    Con un’intervista concessa a un quotidiano parigino il duce definisce meglio il suo pensiero
    al riguardo:
    Uno dei fattori più rassicuranti per l’ordine sociale in Francia io lo vedo nel numero delle automobili che circolano nel vostro
    Paese: quasi un milione. […] È ammirevole! Giacché chiunque comperi un’automobile, sia pure la più piccola vettura di
    serie, diventerà immediatamente antirivoluzionario. Non vuol sentire parlare di quel comunismo che gli porterebbe via, forse,
    la sua vettura.
    Daniele Marchesini, L’Italia a quattro ruote, il Mulino, Bologna 2012, pp. 29-30

    Poi si attivarono le industrie, in primis: fiat, magneti marelli, pirelli, vennero le concessioni (Benetton), la mafia negli appalti, lo sfacelo dei treni e trasporti pubblici; non che io sia contrario all’auto individuale ed alle Ferrari anzi, ma hanno anteposto l’interesse di alcuni per non dire di peggio

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