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Serravalle ricorda Celestino Mazzone: lavorò anche al parco del Circeo

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Serravalle ricorda Celestino Mazzone, 73 anni. Riceviamo e pubblichiamo una lettera che lo ricorda.

Serravalle ricorda Celestino Mazzone

«Celestino Mazzone, Cele per gli amici, era mio cugino, figlio della zia Maria, sorella del papà Germano. Era stato ricoverato in ospedale il 29 febbraio di questo anno bisestile, foriero di una situazione surreale nella sua tragicità. Le sue condizioni erano subito apparse gravi. Nei giorni successivi, nonostante le cure assidue ed attente di medici ed infermieri dell’ospedale di Borgosesia, Celestino non rispondeva alle terapie.

L’ischemia al tronco encefalico gli è stata fatale, rendendogli il respiro sempre più affannoso e impedendogli di parlare, ma era cosciente e combatteva con grande coraggio la sua ultima battaglia. Saggiamente il dottor Miceli, di fronte alla mia costernazione, mi aveva suggerito di “fargli delle coccole” per accompagnarlo in questo estremo, difficile, tratto di vita.

Parole, carezze: forse quelle che mai aveva avuto, arrivate tardi, perché noi piemontesi “montagnini” purtroppo siamo un po’ ritrosi, accolte con un’ombra di sorriso e, negli ultimi giorni, con una lacrima che scendeva lungo il viso smagrito, presto asciugata dal dolore.

Morire al tempo del coronavirus vuol dire andarsene in punta di piedi, ma Celestino era abituato da una vita a non chiedere nulla, a minimizzare i problemi, di contro era una persona generosa nei confronti degli altri, sempre pronto ad aiutare.

Eri nato a novembre del 1946, la tua mamma, bella e fragile, a quarant’anni, ti aveva partorito a Vercelli. Avevi frequentato le scuole elementari e le medie a Serravalle. Dai sette anni eri vissuto in casa della zia Stella e dello zio Emilio, condividendo con la loro figlia Egle l’affetto di una famiglia.

In un tema scritto alle medie, intitolato: “La gente che mangia quando vuole e la gente che mangia quando può”, scrivevi: “Io ho il vantaggio di vivere in una famiglia in cui non manca nulla”. Intelligente e determinato frequentasti i corsi per corrispondenza della Scuola Radio Elettra di Torino, diventando elettricista e cominciasti a lavorare in Cartiera.

Alla chiusura dello stabilimento non esitasti a “riciclarti”: dopo il corso per Guardia forestale nella caserma di Scopa, ti trasferisti a Sabaudia, nella sede del Parco nazionale del Circeo, dove sei rimasto fino alla pensione, con la qualifica di addetto alle manutenzioni, che in realtà equivaleva a garantire la sicurezza dei tuoi colleghi e tu l’avevi sempre preso molto sul serio questo compito.

Nelle licenze tornavi sempre al Castorino e portavi dei doni per tutti: deliziose burrate e dolci, ma per me, che amavo i libri, tante pubblicazioni sul Parco, che sfogliavamo insieme e commentavamo.

Tante persone mi hanno parlato di te, non mi conoscevano neppure bene, eppure sono venute, perché le loro vite si sono incrociate con la tua e questo incontro le ha cambiate, così è stato anche per me. E’ difficile concentrare un’esistenza in un’emozione, un sentimento, un’idea: c’è voluto del tempo per riconoscerti, è stato come iniziare una storia dal finale, ma ogni fine è anche un principio, solo che, quando sopraggiunge, lo si ignora».

Piera Mazzone

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