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Valdilana rifornisce gli acquedotti a secco con 150mila litri

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Valdilana rifornisce gli acquedotti a secco. Le autobotti portano 150mila litri di acqua.

Valdilana rifornisce gli acquedotti a secco

Rientrata (ma solo parzialmente) l’emergenza idrica che la scorsa settimana aveva portato notevoli disagi. Le autobotti hanno portato a Valdilana 150mila litri di acqua nei serbatoi ormai quasi a secco. Grazie a questo, e anche alle fabbriche chiuse, nel fine settimana l’emergenza idrica nel basso Triverese si è in parte attenuata.

Ma intanto Cordar Valsesia ha già incaricato lo studio Territorium per realizzare un’indagine utile a capire se ci sono nuove risorse idriche da sfruttare.

Lo studio del Territorium

«Abbiamo già avviato diverse misurazioni delle portate di alcuni corsi d’acqua – spiega Massimo Biasetti, geologo -. Abbiamo evitato ovviamente i corsi d’acqua che riforniscono già gli acquedotti privati, ci sono però delle linee abbandonate che potrebbero fare comodo. L’obiettivo è trovare acqua di buona qualità e facilmente reperibile per riempire le vasche del Triverese evitando di trovarsi in una situazione di totale disagio».

L’acqua quindi ci sarebbe; ora bisogna valutare i costi per recuperarla. «Nella zona dietro Stavello c’è una presa – fa presente Biasetti -, ma il problema è andare a pulire la briglia quando ci sono le piene. Si intasa con diverso materiale e l’area è difficilmente raggiungibile».

Presto Territorium presenterà il proprio studio a Cordar Valsesia che prenderà le decisioni del caso.

Settimana di disagi

Come accennato, nell’ultima settimana i residenti tra Ponzone, Pramorisio e Pratrivero hanno dovuto fare i conti con la scarsità d’acqua. Per diverse ore al giorno i rubinetti sono rimasti asciutti, costringendo così i residenti a rifornirsi nelle fontane dell’alto Triverese. La situazione poi è migliorata nella giornata di venerdì, grazie anche ai primi rifornimenti da parte di Cordar dall’acquedotto di Serravalle.

Venerdì, inoltre, il Comune ha anche organizzato un incontro con la Protezione Civile e alcune associazioni per individuare un piano alternativo da attuare in caso di ulteriore aggravamento della criticità e ridurre il disagio.

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