Ex vigilessa scomparsa: indagate le figlie e il “genero”
Nonostante ormai vivesse a Brescia per il weekend tornava sempre a Temù, dove aveva una casa, e dov’era stata a lungo agente di Polizia locale, prima di trasferirsi vicino a Brescia e continuare il lavoro di dipendente pubblico, ma in un altro tipo di ufficio comunale. Ed è proprio questa comunità, con la quale vi è ormai un profondo legame, a rimanere interdetta per la svolta che hanno preso le indagini della Procura di Brescia. Oltre alle due figlie della donna, Silvia e Paola Zani, il sostituto procuratore Caty Bressanelli ha iscritto nel registro degli indagati anche il fidanzato della figlia maggiore.
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La casa di montagna, messa sotto sequestro, è stata esaminata con i consulenti informatici della Procura, che hanno sequestrato tutti gli apparati informatici presenti e i cellulari dei tre indagati.
Le incongruenze
Erano state proprio le figlie a dare l’allarme per il mancato rientro della madre, uscita per un’escursione in montagna, su sentieri che ben conosceva e che aveva affrontato numerose volte. Nei loro racconti gli investigatori hanno però rilevato delle discordanze: a insospettirli sarebbero state in particolare le diverse versioni fornite dalle due donne sull’orario in cui Laura Ziliani sarebbe uscita per la sua passeggiata. Dubbi anche in merito allo smartphone della scomparsa, ritrovato nella casa di famiglia a Temù, incastrato tra una panca in legno e le scale di una cantina che la famiglia utilizza come guardaroba per l’attrezzatura di montagna.
Poco credibile il suicidio
A proposito di amici vicini a Laura, è proprio una di loro che respinge con fermezza l’ipotesi che la 55enne possa essersi tolta la vita. L’amica ha infatti dichiarato che soltanto il giorno precedente la scomparsa erano stati consegnati dei materassi per il B&B che Laura stava preparando in una palazzina terra-cielo proprio a Temù. Un progetto del quale era entusiasta.