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«Mio padre morto da solo nella sala attesa al pronto soccorso di Borgosesia»
Una donna denuncia la situazione: assurdo che ai parenti venga vietato l’ingresso. La replica dell’Asl.
«Mio padre morto da solo nella sala attesa al pronto soccorso di Borgosesia». Una donna denuncia la situazione: assurdo che ai parenti venga vietato l’ingresso. La replica dell’Asl.
«Mio padre morto da solo nella sala attesa al pronto soccorso di Borgosesia»
Il padre è morto nella sala d’aspetto del pronto soccorso di Borgosesia in seguito a un malore che non gli ha lasciato scampo. E’ morto solo, senza nessun parente accanto. Perché questa è la nuova regola della maggior parte degli ospedali, rimasta tra le restrizioni risalenti al periodo Covid.
Barbara Pareti, figlia di Giorgio, l’uomo deceduto, con una lettera a Notizia Oggi vuole chiedere un ritorno alla normalità.
«Mio padre non me lo restituirà più nessuno – dice la donna -. Il mio vuole essere un intervento per chiedere di tornare alla normalità e soprattutto all’umanità. Non si può lasciare una persona anziana sola ad attendere al pronto soccorso, anche se magari sul momento non manifesta una situazione clinica grave. Dobbiamo tornare alla normalità… Spero che questa lettera riesca in qualche modo a sensibilizzare».
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«Torniamo alla normalità»
«La morte di un proprio caro è sempre uno shock, un trauma che solo il tempo ci permetterà di metabolizzare e rendere meno doloroso – scrive la donna -. Ma sapere che il proprio caro è deceduto da solo mentre era in sala d’attesa al pronto soccorso è terribile, e ti lascia un senso di impotenza difficile da superare».
La tragedia risale allo scorso mese: «Questo è quanto è accaduto a mio padre, morto nel pomeriggio del 12 novembre nella sala d’attesa del pronto soccorso dell’ ospedale di Borgosesia. Mia madre l’aveva accompagnato poiché lamentava dolori allo stomaco e giramenti di testa. Aveva domandato di poter entrare con lui ma era stata cacciata via in maniera brusca, sebbene nella sala d’attesa non ci fosse nessun altro. E così lo aveva lasciato lì, seduto da solo, in attesa»
L’attesa da solo
L’uomo è rimasto solo nell’area del pronto soccorso prima di essere registrato al triage per essere poi visitato. Lamentava un malessere, ma a prima vista non sembrava un caso grave. Era giunto accompagnato e non in ambulanza.
«E quando i medici ed infermieri sono usciti per registrarlo lui era già steso a terra, senza vita – riprende la lettera della donna -. Ovviamente inutili tutti i tentativi di rianimazione».
L’anziano non ha risposto più agli interventi dei sanitari. E da allora la donna ha iniziato a porsi domande: «Ora mi domando: ma è un comportamento umanamente ammissibile questo? Non lasciare più entrare un accompagnatore che possa stare accanto ad un paziente in difficoltà? Mi pare che dopo il Covid gli ospedali siano peggiorati, con atteggiamenti inammissibili ed ingiustificati. E a noi rimane solo il dolore di aver perso una persona amata che è morta da sola in una sala d’attesa senza aver potuto fare niente».
La risposta dell’Asl
«Spiace perdere un paziente senza che nulla si sia potuto fare per salvarlo. Il caso del signor Giorgio Pareti, deceduto mentre attendeva in sala d’attesa, rappresenta una fatalità più unica che rara e che non ha consentito al personale del pronto soccorso, immediatamente intervenuto, di salvarlo. E lo è per il fatto che il paziente, arrivato in pronto soccorso verso le 17 senza impedimenti rilevanti e totalmente autonomo, pur con un senso di malessere, si accomodava tranquillamente in sala di attesa.
Stante presenza in quel momento, in sala triage, di un paziente pervenuto in ambulanza, il signor Giorgio, attendeva, da solo, qualche minuto. L’accesso senza accompagnatore, infatti, è la prassi, quando i pazienti sono lucidi e pienamente autonomi. I parenti vengono invitati ad attendere all’esterno. E così era stato richiesto alla moglie.
Durante la breve attesa il paziente si era recato autonomamente in bagno, dopo aver informato il personale presente Ritornato dal bagno, pochi minuti dopo, lamentava un senso di “congestione” e degli attimi successivi si accasciava. Immediatamente soccorso dal personale sanitario che lo adagiava a terra ed avviava procedure di emergenza, veniva condotto in sala shock, dove i sanitari e il rianimatore, giunto pochi minuti dopo, eseguivano la rianimazione cardiopolmonare per quasi un’ora, constatandone, purtroppo, il decesso. Stante la causa della morte, le possibilità di salvarlo, anche con un intervento immediato, come di fatto è avvenuto, erano praticamente ridotte al minimo, perché la tipologia di problema intervenuto, soprattutto in pazienti anziani, rappresenta uno di quei casi di situazioni imprevedibili, che interessano anche persone in piena salute e in assenza di sintomi premonitori.
Il signor Giorgio, nel momento in cui il fatto è accaduto, tra l’altro, non era ancora stato accettato al triage e la presenza della moglie non avrebbe cambiato le sorti del poveretto. L’unica circostanza che avrebbe potuto in caso consentire una remota possibilità di sopravvivenza, sarebbe stato un accesso più tempestivo in ospedale nelle 4-5 ore precedenti e con allerta del 118. Il direttore del Pronto soccorso di Borgosesia, dottor Matteo Brustia, evidenzia come il personale presente si sia prodigato per supportare moralmente la moglie, sconvolta per l’improvvisa e inattesa perdita, esprimendo alla stessa vicinanza e portandole conforto. L’azienda ha altresì permesso, poco dopo i fatti, l’accesso di molti familiari, di solito non consentito, proprio per confortare la signora.
So bene cosa significa perdere un proprio congiunto in un modo così improvviso: è un’esperienza che purtroppo molti di noi hanno sperimentato durante il Covid quando i nostri cari hanno superato la porta del pronto soccorso e non abbiamo più potuto abbracciarli. E’ per questo motivo che manifestiamo la nostra vicinanza alla signora: l’équipe sanitaria ha operato come meglio ha potuto. Purtroppo il destino non è stato benevolo».
Eva Colombo, direttore generale Asl Vercelli
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fabrizio
15 Dicembre 2023 at 18:18
Tanto hanno sempre ragione loro ..Una cosa sanno fare bene : accampare scuse ,era già così prima del covid, dopo è peggiorato senza alcuna speranza che le cose migliorino.. Per forza che cliniche e studi privati nascono come funghi..
Antonio
15 Dicembre 2023 at 18:23
quando ci si mette di mezzo la cattiva sorte purtroppo non si può incolpare nessuno se non il destino.in caloroso abbraccio forte