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«Ospedale di Borgosesia: ecco i nostri progetti». Parla il direttore dell’Asl
In programma ambulatori con orario più “lungo” e potenziamento di chirurgia, cardiologia e ortopedia.

«Ospedale di Borgosesia: ecco i nostri progetti». Parla il direttore dell’Asl. In programma ambulatori con orario più “lungo” e potenziamento di chirurgia, cardiologia e ortopedia.
«Ospedale di Borgosesia: ecco i nostri progetti». Parla il direttore dell’Asl
Nuovi servizi, reparti potenziati (e riorganizzati), tecnologie avanzate. Solo così l’ospedale di Borgosesia si assicura un futuro. Rispondendo alle esigenze dei cittadini. Marco Ricci, direttore dell’Azienda sanitaria locale di Vercelli, non ha dubbi: «Maggiore integrazione tra ospedale e territorio – esordisce – tecnologie avanzate come l’intelligenza artificiale e un forte accento sulla prevenzione, la gestione della cronicità e l’umanizzazione delle cure attraverso personale preparato e un rapporto più empatico con il paziente».
Idee chiare, determinazione e obiettivi da raggiungere. Un impegno quotidiano che la vede impegnato da gennaio.
E da allora non ho perso neanche un minuto. Attraverso incontri istituzionali, riunioni fiume con sindaci e amministratori, incontri con il personale. Abbiamo un dovere morale oltre che professionale: far sì che la salute stia al primo posto. Sempre.
Per Borgosesia avete ragionato così.
Esattamente.
Nel concreto…
Orari degli ambulatori estesi fino alle 17 e contestuale aumento dell’offerta in tutte le specialità principali, tra cui ortopedia, chirurgia, oculistica e urologia. Crescerà anche l’attività chirurgica, con un obiettivo di 2.900 interventi nel 2025 e 3.400 nel 2026. Novità anche in cardiologia: da gennaio 2026 saranno attivati posti letto per degenza e riabilitazione cardiologica, con copertura medica estesa grazie alla collaborazione con le imprese locali. In ortopedia, sarà garantita la presenza continuativa del traumatologo e partirà l’utilizzo del robot chirurgico Mako. Inoltre, da giugno del prossimo anno, sarà disponibile una nuova risonanza magnetica per le piccole articolazioni.
C’è poi il Pronto Soccorso…
I lavori sono partiti e procedono bene. Ci saranno nuovi spazi per attesa e osservazione breve.
E altre novità.
Potenziamento di ginecologia, ambulatori pediatrici, percorso nascita “come a domicilio”, apertura di un ambulatorio di vulnologia e attivazione di 30 posti letto di post-acuzie.
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Sul punto nascite però non sono mancate le polemiche…
E’ vero. Non sarà più un punto nascite tradizionale, anche perché lo dice la normativa e scendendo sotto i cento parti non c’è soluzione. Diamo però la possibilità alle donne che non hanno problemi e non necessitano di cesareo, di partorire in sicurezza in ospedale. Non è corretto dire che verrà chiuso, perché non finirà la possibilità di nascere qui.
Ma così facendo il numero dei parti diminuirà ancora…
Mi rendo conto che la lotta contro i numeri sia forte. Ma allo stato attuale questa è la migliore condizione che possiamo assicurare. Tra l’altro oggi la normativa prevede che una mamma possa decidere di partorire in casa. Ma deve avere l’ostetrica personale e l’ambulanza fuori casa. Noi offriamo un ambiente protetto nell’ospedale. È molto di più rispetto a quanto viene fatto per altri punti nascite in Italia sottosoglia. E in caso di parti gemellari, cesarei oppure a rischio verranno dirottati al Sant’Andrea.
Una tranquillità maggiore per nascituro e mamma, insomma.
Esattamente.
Una decisione sulla quale la politica locale ha visto divergenze tra amministratori. Immagino abbia letto la lettera di un gruppo di sindaci sul tema…
Lo so e mi rendo conto che ogni decisione presa implichi una conseguenza. Ma il lavoro appassionato di ogni giorno, da parte di tutti, ci ha portato ad un ragionamento strategico. Di lungo corso. Forse, mi permetto di dire, oggi più che mai – per la prima volta – guardiamo al domani assicurando porte aperte ad un ospedale che ha tanto da dare. E’ molto più complesso di quanto si possa credere. Non si tratta di aprire di qui o chiudere di là: l’operazione alla quale sto lavorando potenzia i presidi che servono e taglia ciò che non serve. In sintesi: ottimizza spese e processi per dare piu appropriatezza e sicurezza ai cittadini.
Ma i medici ci sono?
Stiamo lavorando anche per questo. Perché ogni ottimizzazione – anche nella più piccola azienda – deve passare dalle persone che dentro vi lavorano.
Come?
Anzitutto alzando i numeri degli interventi. Dati peraltro al quale il Ministero è molto sensibile per giustificare la presenza di ogni presidio. Poi è un “meccanismo a spirale”: se alziamo questi i medici stessi sono interessati a venire a lavorare da noi. E’ dimostrato dai fatti: dove c’è casistica abbiamo meno difficoltà a reperire personale. A Borgosesia ne è un esempio la cardiologia; oppure la presenza del robot chirurgico in ortopedia, come spiegavo già prima. Siamo in sofferenza dove non abbiamo casistica. Perciò il nostro impegno sta anche nel diventare “attrattivi”. Ma il problema non è solo dei medici: siamo alla ricerca anche di infermieri: è diventato difficilissimo trovare anche quelli.
Come vede il futuro della sanità?
La priorità è rispondere alle esigenze del territorio. Per questo il binomio medicina territoriale e ambulatori, aperto fino alle 17 anziché alle 15, è già un grande passo avanti. Non solo: favorirà anche la diminuzione delle liste d’attesa, i cui dati stanno comunque migliorando sensibilmente.
C’è però ancora molto da fare. Non credo che un paio d’ore risolvano il problema…
In realtà non si tratta di risolvere immediatamente ma di ingranare un modo nuovo di rispondere alle esigenze dei pazienti. Ad esempio oggi, nella gran parte dei casi, manca ancora una adeguata “presa in carico dei pazienti cronici”. L’arruolamento del paziente e la sua gestione della o delle patologie croniche permetterà di avere una maggiore appropriatezza di cura e una programmazione su esami e visite. In futuro si dovrà andare sempre più verso ospedali che debbono essere pronti ad affrontare l’emergenza-urgenza: il resto passi dalla medicina territoriale. Anche per questo stiamo lavorando molto sulle case di comunità.
Ricci, andiamo al sodo: quanto tempo si da?
Diciamo che il 2026 sarà la cartina di tornasole del lavoro fin ora svolto.
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