Cronaca
L’ospedale chiama: “Sua madre è morta”. Mezz’ora dopo: “Scusi, ci siamo sbagliati”
L’ospedale chiama: “Sua madre è morta”. Mezz’ora dopo: “Scusi, ci siamo sbagliati”. Quaranta minuti possono essere un tempo eterno, soprattutto se nel frattempo si sta cercando di fare i conti con una delle peggiori notizie: la morte di una madre. Poi, dopo quaranta minuti, arriva la telefonata: tua madre è viva e l’ospedale che la doveva curare l’ha solo scambiata con un altro paziente.
La telefonata surreale
Da Prima Torino, sembra la trama di un film e invece è quanto è accaduto alla famiglia della signora Lucia Martina di 78 anni. “Ci siamo sbagliati”: con questa frase è terminato l’incubo di un’intera famiglia iniziato con un tragico errore quando hanno ricevuto una telefonata dai medici in cui veniva comunicata la morte della donna. In realtà c’era stato uno scambio di persona, ma prima che i medici dell’ospedale di Rivoli se ne accorgessero è passato un po’ di tempo.
La storia, dall’inizio
Dopo questo grosso spavento, la famiglia che vive a Giaveno, nel Torinese, ha deciso di presentare un reclamo alla direzione dell’Asl To3 per denunciare quanto accaduto e di rivolgersi ai media locali. La storia, in effetti, merita di essere raccontata dall’inizio. La madre di Lara Martina viene ricoverata il 7 settembre a Rivoli per difficoltà respiratorie e dimessa il giorno dopo perché si pensava a una crisi occasionale. Portata a casa però c’è di nuovo qualcosa che non va, il medico della donna si accorge che l’ossigenazione è troppo bassa. La mamma di Lara viene di nuovo ricoverata. Un paio di giorni dopo, la telefonata e la terribile notizia.
Colpa di un braccialetto, le scuse dell’ospedale
Lara si fa carico di chiamare il resto della famiglia raccontando che la madre è morta per un arresto cardiaco. Ma tra una chiamata e l’altra anche il telefono di casa squilla ed è proprio l’ospedale che vuol comunicare l’errore e fornisce anche una spiegazione: uno scambio di persona con la vicina di letto reso possibile dall’assenza del braccialetto di riconoscimento che doveva essere al polso della signora.
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Sollievo a parte, è tanta la rabbia di questa famiglia e le scuse dell’ospedale di Rivoli diramate da una nota diffusa dall’azienda sanitaria non possono di certo cancellare i lunghi minuti di tristezza profonda di un’intera famiglia e l’amara sensazione che in fin dei conti i pazienti, agli occhi dei medici, siano “interscambiabili” tra loro.
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