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Doccia fredda su Sanac: il gruppo Beltrami blocca l’offerta di acquisto

Il colosso dell’acciaio ha deciso di non portare avanti l’iter per l’acquisizione della fabbrica di Gattinara e delle “sorelle”.

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Doccia fredda su Sanac: il gruppo Beltrami blocca l’offerta di acquisto. Il colosso dell’acciaio ha deciso di non portare avanti l’iter per l’acquisizione della fabbrica di Gattinara e delle “sorelle”.

Doccia fredda su Sanac: il gruppo Beltrami blocca l’offerta di acquisto

Doccia fredda per Sanac. Il gruppo Beltrame Avf si è ritirato dalla procedura per l’acquisizione degli stabilimenti. E adesso si potrebbe andare a un nuovo bando. E dire che sembrava finalmente tornato il sereno dopo che la multinazionale bresciana aveva preso parte al bando indetto dal ministero per tutti gli stabilimenti Sanac, compreso quello di Gattinara, dove lavorano circa 75 persone. La stessa azienda siderurgica con un comunicato aveva confermato la sua posizione.

Ma a distanza di un mese c’è stata una marcia indietro. Infatti il gruppo siderurgico (in realtà una vera multinazionale), dopo aver partecipato alla manifestazione d’interesse lo scorso gennaio, non ha presentato un’offerta ufficiale.

Sarebbe stato il passo successivo e ufficiale che avrebbe dovuto arrivare alla fine della fase di “due diligence” che prevedeva un periodo di analisi dei dati e delle informazioni relative alla società, ai bilanci, e alla produzione. Le tempistiche ristrette sarebbero una delle motivazioni del dietrofront. L’azienda non avrebbe perciò avuto il tempo per poter analizzare tutta la documentazione.

Probabile un nuovo bando

Dai sindacati arriva la notizia che i commissari hanno intenzione di reiterare una gara in tempi brevi, ma nei prossimi giorni si avranno risposte più certe, anche a seguito dell’incontro dei sindacati nazionali con i rappresentanti del Governo e del Mimit.

Così Sanac, fabbrica che produce refrattari, si trova ancora una volta a brancolare nel buio. Eppure a inizio anno sembrava che la situazione si potesse finalmente risolvere.

«Chiediamo al governo – spiega il sindacato Usb – di far rientrare Sanac nel tavolo nazionale dell’acciaio. Chiediamo di essere immediatamente convocati. Chiediamo al governo e alle istituzioni locali di darci risposte in merito a quanto sta accadendo. Continuiamo a lottare uniti».

Ordini ripartiti

Ciò che tiene accesa le speranza per Sanac è la recente ripartenza degli ordini dallo stabilimento ex Ilva di Taranto, a seguito del commissariamento di Acciaierie d’Italia da parte del Governo, ordini che sembrano in grado di azzerare la cassa integrazione per i prossimi tre mesi, dando il via a una nuova fase per gli stabilimenti.

È garantita quindi una ripresa lavorativa ma rimane un’incertezza rispetto al gruppo anche perché, fanno notare i sindacati, la soluzione della vertenza necessita di ulteriori passaggi ed è legata a doppio filo a quello che succederà a Taranto e che determinerà il futuro dell’acciaieria.

Come era stato annunciato si tratta di un ordine da 7000 tonnellate per tutti gli stabilimenti. Giusto per dare un’idea della portata dell’ordine a livello di gruppo, 7mila tonnellate sono circa il 25 per cento della produzione del 2023. Inoltre il gruppo ha pure un 5 per cento in più sulle forniture esterne nel primo trimestre, extra Acciaierie d’Italia.

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