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Coronavirus, già partiti i test sull’uomo del vaccino italo-inglese

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Coronavirus, già partiti i test sull’uomo del vaccino italo-inglese. Il giorno dei test del vaccino anti coronavirus è arrivato in anticipo rispetto al mese di luglio inizialmente previsto e a soli 2 mesi di distanza da quando il nostro Paese ha visto l’inizio dell’incubo.

Già iniziati i test del vaccino italo-inglese sull’uomo

Come riporta Prima Como, bruciando i tempi e accelerando le tappe normalmente imposte per i test sugli animali, sono iniziati i primi test sperimentali sull’uomo per il vaccino, messo appunto grazie alla partnership tra lo Jenner Institute dell’università di Oxford e la italiana Irbm, che ha prodotto materialmente i campioni.

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E’ il primo step verso la definizione di uno strumento veramente efficace per offrire protezione contro il Covi-19: 500 i volontari selezionati, sani e di età compresa tra i 18 e i 55 anni. Per il contributo che offriranno alla scienza riceveranno 625 sterline a testa.

Il presidente della italiana Irbm ha invece spiegato come le analisi abbiano consentito di testare la non tossicità del vaccino e la sua potenziale efficacia.

Se i test sugli esseri umani si riveleranno positivi, si potrà partire con una campagna vaccinale sulle categorie più esposte al rischio contagio cioè operatori sanitari e forze di polizia. Nel frattempo si procederà con la produzione su larga scala che però non potrà avvenire in tempi brevi: occorreranno mesi.

La scommessa: Svizzera già vaccinata a ottobre

Assicurano invece tempi record anche per la produzione dall’università di Berna, in Svizzera, che scommettono che saranno i primi a vaccinare già da ottobre l’intera popolazione elvetica. il vaccino svizzero segue un appoggio diverso rispetto ad altri laboratori e utilizza particelle simili al virus che però non sono contagiose come il virus stesso e permettono una buona risposta immunitaria.

Intanto l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) lancia una collaborazione e un’iniziativa globale storica per accelerare la produzione di vaccini terapie e test contro il coronavirus, ma soprattutto per garantirne la distribuzione equa evitando che i Paesi poveri non possano averne accesso. Un programma lanciato da Ginevra in videoconferenza che si fonda sulla collaborazione tra pubblico e privato. Presenti portuali anche Italia e Francia.

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