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«Sono parroco 80enne costretto a gestire 39 edifici religiosi». Appello da Crevacuore

Monsignor Alberto Albertazzi scrive a “Famiglia cristiana”.

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«Sono parroco 80enne costretto a gestire 39 edifici religiosi». Appello da Crevacuore. Monsignor Alberto Albertazzi scrive a “Famiglia cristiana”.

«Sono parroco 80enne costretto a gestire 39 edifici religiosi». Appello da Crevacuore

«Sono un parroco di 80 anni, titolare d quattro parrocchie in località montana. Di salute sto bene. Grazie a Dio sono aiutato da un diacono, dottore commercialista in pensione che ora è una autentica locomotiva pastorale. Ecco la faccenda: ho sul gobbo 39 immobili, trentuno tra chiese, chiesette e chiesone e otto edifici di vario genere: da “latrine ecclesiastiche” in supporto fisiologico a un santuario a un salone e case parrocchiali non più abitate».

Inizia così la lettera di monsignor Alberto Albertazzi, parroco di Crevacuore e dintorni, inviata alla rubrica “Colloqui col padre” di “Famiglia Cristiana”.

Il problema degli edifici

Non è la prima volta che don Albertazzi sottolinea il peso della gestione dei vari edifici parrocchiali visto che oltre a Crevacuore si occupa anche delle comunità di Caprile, Guardabosone e Ailoche.

«Lo stato di conservazione si estende su una gamma assai ampia che va da una possibile abitabilità a sfiorato bombardamento, per riferirci a dolenti immagini odierne. Una casa parrocchiale è addirittura monitorata per timori sismici. Come s fa a gestire una selva così variegata di edifici? Anche soltanto l’indispensabile assicurazione per responsabilità civile, con cestini questa che in parrocchiette infime non raccattano neppure cento euro al mese, diventa una impresa ardua.

Ho ora in restauro quattro chiese: per tre siamo solo agli eterni contorcimenti burocratici preliminari. E poi, una volta che le scartoffie sono a posto, bisogna reperire i fondi. Per un’altra è partito il restauro. E la ciliegina è che s paventa il rifacimento del tetto di una corpulenta chiesa. Penso che altri colleghi in Italia si trovino in analoghe situazioni. Mi faccio allora una domanda: non si potrebbero istituire diocesani “ruderi e catapecchie”, gestiti da personale qualificato che sollevino i parroci da queste grane con responsabilità che comportano?».

E ancora nella missiva don Albertazzi aggiunge anche: «Nell’attuale temperie non ci vuole niente per andare a finire ne registro degli indagati per una tegola caduta su una testa di passaggio., invece di andare in pensione cui avrei diritto».

Le rassicurazioni di don Stefano

E don Stefano Stimamiglio, che cura la rubrica su Famiglia Cristiana nella sua risposta ha cercato di tranquillizzare don Albertazzi spiegando che ogni parrocchia può contare sul consiglio per gli affari economici proprio per sostenere il parroco in vicende difficili dal punto di vista burocratico. Il sacerdote non nasconde però che la problematica delle chiese o edifici religiosi in pessimo stato è un problema che interessa davvero tanti territori.

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2 Commenti

1 Commento

  1. Nicoletta Scagliola

    13 Dicembre 2023 at 23:16

    mi dispiace molto e soprattutto per il disinteresse di tutti…conosco il problema

  2. Francesco di Girolamo

    14 Dicembre 2023 at 11:03

    noi abbiamo gli stessi beni materiali di 100 anni fa. oggi i tempi sono cambiati. apriamo gli occhi alla realtà. come l’ IDSC pensa ai beni di sua competenza monitori tutti i beni attinenti al sacro e suggerisca le decisioni opportune. ma lo faccia..ci troviamo in una Chiesa in cui l’autorità sembra sia tutto ma è solo autoreferenziale.. Francesco ” non circondatevi di portaborse e yesman” il centro di tutto è il Cristo nel POPOLO… tutti x uno uno x tutti don Francesco

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