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Trent’anni fa la tragedia del Levante: Varallo ricorda le 14 vittime

Era la notte tra il 5 e il 6 novembre 1994 quando la frana cadde in via Oberdan. Oggi messa e commemorazione.

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Trent’anni fa la tragedia del Levante: Varallo ricorda le 14 vittime. Era la notte tra il 5 e il 6 novembre 1994 quando la frana cadde in via Oberdan. Oggi messa e commemorazione.

Trent’anni fa la tragedia del Levante: Varallo ricorda le 14 vittime

Oggi, mercoledì 6 novembre, a Varallo si ricordano le vittime della tragedia della frana che ha colpito la zona del Levante nel 1994. Un appuntamento che si rinnova di anno in anno, ma che questa volta è particolarmente significativo: sono infatti passati trent’anni da quel terribile momento quando nella notte tra il 5 e il 6 novembre 14 persone persero la vita a causa della frana di fango e sassi staccatasi dalla strada carrozzabile che porta al Sacro Monte.

Una frana caduta a causa della pioggia caduta incessantemente per parecchi giorni. Stamane vengono appunto ricordate tutte le vittime con una messa in collegiata che verrà celebrata alle 11 e con la benedizione di una corona di fiori direttamente sul luogo della tragedia in via Oberdan dove un cippo commemorativo testimonia la tragedia.
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Le 14 vittime della frana e la borsa di studio Camaschella

Quella notte a perdere la vita furono Laura Camaschella e i suoi genitori Renzo e Angela Petterino, Tersilia Guglielminetti, Renato Riolo con la madre Enrichetta Calzino, quelli del professore Valerio Pappalardo, Concetta Marina Sinatra e la sorella Maria Grazia, Graziano Mammana, Antonio Catalano e la moglie Immacolata Montanaro e la coppia di turisti milanesi composta da Luca Campagna e Silvia Malinverni.

Laura Camaschella è stata la vittima più giovane e nel 1994 frequentava l’istituto Superiore D’Adda a Varallo che ogni anno la ricorda con l’assegnazione di una borsa di studio per gli studenti più meritevoli e che quest’anno sarà consegnata proprio mercoledì 6, alle 10, all’interno del salone dell’Istituto Superiore D’Adda.

Il ricordo del giornalista

Così il giornalista Ruggero Quadrelli quindici anni fa ricordava quella terribile notte: «Alle 23 arriva al centralino dei pompieri una chiamata dalla casa delle suore Orsoline del Sacro Monte. “C’è acqua da tutte le parti – sono le parole concitate della religiosa – e temiamo possa accadere qualcosa di grave”. E’ il segno premonitore della tragedia. Mentre una squadra di vigili del fuoco sta compiendo un primo sopralluogo lungo la strada che sale dalla Crosa, poco più sotto la collina comincia a muoversi, si forma una prima frana che spezza i fili della linea elettrica e incombe sulle case più esposte…

Alle 2 un nuovo boato “rompe” il silenzio della notte e alla luce delle fotoelettriche si scopre che una palazzina plurifamiliare è sbriciolata da un’altra frana di migliaia di metri cubi di materiale, una forza simile alla tremenda unghiata di un ciclope che gioca a trasformare la collina benedetta del Sacro Monte in un volgare monte del Diavolo. Ed è tragedia perché quella casa del Levante era abitata da tante persone. Fra le macerie lavorano dieci squadre di pompieri coadiuvati da carabinieri, da uomini della Protezione civile, dal Soccorso alpino, da volontari… Alle 11.30 dal fango affiora un primo cadavere, dopo 2 ore un altro, poi la conta si fa sempre più agghiacciante perché sotto alle tonnellate di fango, di terra e di macerie della casa distrutta i morti saranno 14».

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