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Varallo ricorda il sacrificio di due giovani carabinieri, uccisi per un paio di scarpe

Sabato nasce il “piazzale Arturo Vescia e Giuseppe Marchiando” lungo viale Cesare Battisti.

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Varallo ricorda il sacrificio di due giovani carabinieri. Sabato nasce il “piazzale Arturo Vescia e Giuseppe Marchiando” lungo viale Cesare Battisti.

Varallo ricorda il sacrificio di due giovani carabinieri

Nella mattinata di domani, sabato 8 febbraio, alle 10.30 un corteo partirà da piazza Vittorio Emanuele II in cenbtro a Varallo per giungere in viale Cesare Battisti. E qui, su iniziativa dell’Associazione nazionale carabinieri in congedo sezione di Varallo e del suo presidente Donato Angelillo, si ricorderà il sacrificio dei due giovani militari dell’Arma, che persero la vita in servizio nel lontano 7 febbraio 1942.

Verrà intitolata loro, una piazzetta con posteggio, nei pressi del supermercato Unes, dove anni addietro vi era un distributore di benzina. Per l’evento saranno presenti autorità civili e militari attive e in congedo. Così la città ricorda il maresciallo Arturo Vescia e il carabiniere Giuseppe Marchiando.

La vicenda nel libro di Ferruccio Baravelli

Un lungo paragrafo che illustra dettagliatamente questo fatto di cronaca nera valsesiana sarà contenuto nell’ultimo libro di Ferruccio Baravelli in uscita tra novembre e dicembre 2025, di cui possiamo anticipare qualche passaggio.

«Un certo Enrico Biondini, cleptomane per eccellenza e benestante “tombeur de femme”, nel 1942 tra le tante cose rubò un paio di scarpe rosse da regalare a una sua spasimante. In sintesi, il calzolaio derubato si accorse del furto e vide le scarpe ai piedi dell’avvenente signorina e denunciò il fatto alla stazione dei Carabinieri di Varallo.

«Col ragionevole sospetto che non fosse l’unico furto perpetrato dal Biondini, quel 7 febbraio 1942 alle 17.45 il maresciallo Arturo Vescia e il carabiniere Giuseppe Marchiando si recarono a casa del ladro per eseguire una perquisizione. Con uno stratagemma il ladro impugnò una pistola semiautomatica che aveva nascosto e fece fuoco sui due carabinieri in servizio».
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La tragedia dei due militari

«Nonostante fossero stati entrambe colpiti, il Marchiando, riuscì a rispondere al fuoco ferendo il Biondini, che non esitò a farsi anche scudo dei propri genitori, ma che fu comunque colpito a una gamba e disarmato dal maresciallo Vescia».

«Il maresciallo Vescia spirò tre giorni dopo il fattaccio a 37 anni lasciando la moglie e tre bimbi in tenera età di cui, l’ultimo di soli 40 giorni. Il carabiniere Marchiando spirò invece nove giorni dopo il ferimento, il 16 febbraio e dopo atroci sofferenze prima di avere compiuto i suoi vent’anni».

«Mentre il Biondini rimase leggermente “offeso” alla gamba sinistra a seguito delle ferite. Inizialmente al Biondini comminarono l’ergastolo, ma tra condoni e indulti fece non più di 20 anni di galera. Tornato in libertà, tornò anche a delinquere e nuovamente ad essere arrestato dopo avere aggredito una donna in piazza Vittorio a Varallo per questioni personali».

La fine del Biondini

«Nuovamente rimesso in libertà ed economicamente benestante, concludeva la sua vita miseramente investito da un’auto davanti al Bar Commercio, nell’angolo dove oggi c’è l’Istituto San Paolo di Torino. L’incidente è avvenuto proprio per la sua mania di sfidare sempre tutto e tutti, per il piacere del rischio, forse anche il motivo di fondo che alimentava la sua delinquenza».

«Ha visto che stava giungendo un’auto, ma voleva attraversare di corsa quella strada sfidandola per l’ennesima volta, peraltro senza considerare la debilitante offesa alla gamba sinistra: il Biondini all’ultimo istante attraversò mentre l’auto invece accelerò e quello fu l’ultimo rischio che corse nella sua vita. Erano i primi giorni (8 o 9) del mese di agosto, 1972. Ora riposa nella tomba di famiglia al cimitero di Varallo».

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