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La Valsesia ricorda la partigiana “Nini” Arbeja

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La Valsesia ricorda la partigiana “Nini” Arbeja. Entrò nelle file partigiane dopo aver assistito alla morte dei dieci martiri fucilati dai nazisti alla chiesa di Sant’Antonio.

Valsesia in lutto per la partigiana “Nini”

Era un simbolo della Resistenza, forte di un impegno civile che ancora sino a poche settimane fa la portava nelle scuole a raccontare la sua testimonianza, ad aiutare i giovani a riflettere sul valore della democrazia. È morta a 95 anni Costanza Arbeja, la partigiana “Nini”. Attiva collaboratrice dell’Anpi, era sempre in prima fila alle commemorazioni per i partigiani caduti, anche in Valsesia e soprattutto a Borgosesia dove aveva a lungo vissuto con la famiglia che gestiva il bar della stazione. Il funerale è stato celebrato sabato pomeriggio a Oleggio, dove abitava da anni.

A Borgosesia tornava regolarmente

Lo aveva fatto ancora di recente, lo scorso settembre, per presentare il libro che ne ripercorreva la vita e l’impegno sociale, proprio alla stazione ferroviaria dove settant’anni prima aiutava i genitori nella gestione. In “Partigiana Nini” c’era la sua vita, a partire dalla sua scelta di “salire sui monti” a soli 17 anni per difendere la libertà e la democrazia. Una scelta nata dall’indignazione dopo aver visto, il 22 dicembre del 1943, i dieci martiri torturati e fucilati dai nazisti alla chiesa di Sant’Antonio. Decise di unirsi alle brigate partigiane, non sottraendosi anche nel partecipare ad azioni pericolose: consegnava messaggi spostandosi in bicicletta, entrò nelle fila della polizia investigativa. Alla prima festa della Liberazione (il 25 Aprile che definiva «la giornata più bella della mia vita») sfilò a Milano con la bandiera italiana.

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Testimone della Storia

Per tutta la vita Costanza Arbeja si è impegnata per mantenere vivi i valori nati dalla Resistenza: presidente onoraria dell’Anpi Novara, nel 2016 incontrò a Varallo il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. E soprattutto non mancava mai di parlare ai ragazzi, l’ultimo incontro ad aprile in una scuola novarese: una voce della Resistenza, sentinella della Memoria.

Nemmeno gli anni e le difficoltà nella mobilità degli ultimi tempi avevano fiaccato la volontà di Arbeja, ed era presenza costante alle cerimonie in memoria dei Caduti. A Borgosesia era stata ancora pochi mesi fa, a dicembre, alla commemorazione per i dieci fucilati al muro della chiesa di Sant’Antonio: era stata lei a posare la corona d’alloro alla Torre campanaria. Tre mesi prima aveva presentato il libro “Partigiana Nini”: all’ombra della stazione ferroviaria dove aveva abitato diversi anni con la famiglia che gestiva il bar ristorante, aveva parlato della Resistenza, di missioni e attacchi ai presìdi, ma anche della sua gioventù a Borgosesia, dei balli, delle recite, delle feste, frammenti di spensieratezza prima che la guerra costrinse a cambiare tutto.

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