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L’allarme della Cgil a Borgo: «Chiudono l’ospedale un pezzo per volta»
Un presidio per protestare contro la chiusura del punto nascite ma anche per chiedere garanzie sul futuro.

L’allarme della Cgil a Borgo: «Chiudono l’ospedale un pezzo per volta». Un presidio per protestare contro la chiusura del punto nascite ma anche per chiedere garanzie sul futuro.
L’allarme della Cgil a Borgo: «Chiudono l’ospedale un pezzo per volta»
Una sessantina di persone si è ritrovata sabato pomeriggio in piazza Mazzini, a Borgosesia, con il motto “Difendiamo l’ospedale”. Ad organizzare l’iniziativa è stata Cgil Vercelli Valsesia, in seguito alla chiusura del punto nascite dell’ospedale valsesiano. Nel cuore della città erano visibili bandiere del sindacato e qualche partecipante indossava al collo cartelli con slogan e frasi legati alla delicata situazione sanitaria del territorio.
Il filo conduttore scelto per l’occasione – “Chi chiude un reparto oggi, nega un diritto domani” – riassume il messaggio principale della manifestazione, durante la quale sono state espresse preoccupazioni per il possibile ridimensionamento del presidio ospedaliero locale. Non solo il punto nascite, quindi, ma più in generale preoccupazione per il futuro del nosocomio e della sanità in zona.
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Le posizioni del sindacato
Nel corso della la manifestazione alcuni rappresentanti della sigla sindacale hanno condiviso le loro valutazioni sulla situazione. Vittorio Gamba, segretario dei pensionati, spiega: «L’impressione è che si stia smantellando l’ospedale un pezzo alla volta. Qui a Borgosesia abbiamo una struttura nuova che va mantenuta e valorizzata, con il personale necessario a farla funzionare».
«Adesso però chi deve partorire è costretto a viaggiare fino a Vercelli oppure fino a Borgomanero. Per chi arriva da Alagna, i tempi di percorrenza tra casa e ospedale raddoppiano. È certamente una situazione da rivedere, e non solo per le nascite, ma anche perché la valle ha una popolazione sempre più anziana. D’altra parte, i lavoratori dell’ospedale stanno già reagendo rispetto alle criticità che vivono».
“Un primo passo verso altri tagli?”
Valter Bossoni, segretario generale Cgil Vercelli Valsesia, ha aggiunto: «Vorrei dire che oggi siamo qui in modo costruttivo, non per fare polemiche. Siamo preoccupati per il piano di riorganizzazione dell’ospedale e per lo stato complessivo della sanità in Valsesia. La chiusura del punto nascite potrebbe essere solo il primo passo verso un ridimensionamento più ampio. Si parla anche della possibilità di trasformare l’ospedale in un maxi ambulatorio. È un processo già avviato in passato con la chiusura di Varallo e la trasformazione di Gattinara, quindi i timori sono più che legittimi. La questione è più ampia e strutturale».
Lara Danesino sottolinea come la chiusura del punto nascite potrebbe avere ricadute su altri reparti: «Parlo ovviamente della pediatria, in particolare, ma non solo. Rischiamo un effetto domino, se non si interviene».
Le voci dei cittadini
Durante il presidio non si sono tenuti interventi pubblici da parte dei cittadini, ma alcuni partecipanti, interpellati dal nostro giornale, hanno espresso le loro opinioni. Simona Mollia, Salvatore Leone ed Emanuele Mero hanno espresso preoccupazione per l’evoluzione della situazione: «Senza un punto nascite, le famiglie se ne andranno. La valle rischia di invecchiare ancora di più e di perdere altri servizi. Sono stati investiti milioni per il rilancio dell’impianto di Mera, mentre per l’ospedale non si trovano fondi. A mio avviso è un segnale preoccupante».
Secondo Massimo Santoni: «L’ospedale di Borgosesia avrebbe dovuto essere un punto di riferimento per il territorio. Oggi si ha la sensazione che stia progressivamente perdendo importanza».
Riflessioni politiche
Alla manifestazione ha partecipato anche Giovanni Donati, consigliere comunale di minoranza a Borgosesia, che ha offerto una lettura politica della vicenda: «La chiusura del punto nascite non è un caso isolato, ma inizia da Borgosesia. Altri ospedali vivono situazioni simili, come Casale, Domodossola o Verbania. Il fatto che si sia scelto di partire da qui fa pensare che la Valsesia abbia poco peso politico. Intanto, però, altrove si investe, come sull’area sciistica di Mera».
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