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8 marzo 2020, siamo in zona rossa. Un anno fa iniziava l’incubo

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8 marzo 2020, siamo in zona rossa. Un anno fa iniziava l’incubo. Le prime serrate negli ultimi giorni di carnevale. Poi il lockdown duro che proseguì due mesi. E ora rischiamo di tornarci.

8 marzo 2020, siamo in zona rossa. Un anno fa iniziava l’incubo

“Coronavirus, ora ci siamo dentro”. Così titolava Notizia Oggi un anno fa, lunedì 9 marzo 2020. Era il giorno in cui anche i nostri paesi entravano ufficialmente in zona rossa. Le scuole erano già chiuse, ed erano in vigore anche altre restrizioni. Ma fino a qualche giorno prima il quadro non era ancora così netto. Basti pensare alla vicenda del Mercu Scurot: era in programma mercoledì 26 febbraio, ma nel dubbio tra un divieto e una marcia indietro, si decide di rinviare tutto di una settimana (anche se poi qualche gruppetto esce comunque a far baldoria nelle strade). Di fatto, in ogni caso, la percezione in quei giorni è che comunque la situazione possa risolversi da un giorno all’altro. O comunque, alla peggio, sia questione di qualche settimana.

Mercu Scurot, l’ultima festa

E in effetti, gli eventi pubblici sono nuovamente permessi: infatti mercoledì 4 marzo si celebra il Mercu Scurot, pur tra le contestazioni di coloro che pensano che sia un azzardo. La stessa statua del Mercu Scurot già da qualche giorno è stata dotata di regolare mascherina davanti a bocca e naso. Il Mercu dunque si festeggia come l solito. Ma è l’ultima festa: il funerale non solo del Peru, ma di gran parte delle attività ricreative portate avanti delle associazioni e da enti. Proprio il giorno dopo arriva dalla Regione lo stop a qualsiasi eventi che crei assembramento.

E domenica si entra in lockdown

Domenica 8 marzo, festa della donna, gli sportivi si accalcano ancora agli impianti di risalita di Alagna. Come al solito e anche di più, visto che in Lombardia già c’è il divieto di uscire per farsi il weekend sulle piste. Sta di fatto che quella sera il Piemonte entra ufficialmente in zona rossa.

I primi casi in zona

In realtà, il Covid aveva già fatto il suo ingresso in Valsesia, ma come malattia di casi isolati. Verso la metà del febbraio 2020 Roberto Rovero, ex presidente della Pro loco di Campertogno, lanciò un appello alle istituzioni affinché permettessero il suo ritorno in patria: l’uomo era infatti bloccato in Cina, già dentro fino al collo con l’emergenza virus (che all’epoca si chiamava Coronavirus, prima di passare a a Covid, che indica la patologia piuttosto che la classe virale).

Poco dopo, intorno al 20 febbraio, prima chiusura delle scuole, in via precauzionale. Pure in parrocchia il virus cominciava a far paura: niente ostia appoggiata in bocca al momento della comunione, niente stretta di mano al segno della pace, niente acquasantiere per il segno della croce.

Prime persone in quarantena

Intanto in zona ci sono i primi casi di persone finite in isolamento: ad Alagna un padre con due figlie originario di Codogno e venuto in valle per il weekend. E a Valduggia un tecnico che aveva lavorato sempre a Codogno, il paese lombardo teatro della prima zona rossa nazionale.

Arrivano altri casi di persone ammalate, da Arborio e Cavallirio. E c’è la prima vittima ufficialmente attribuita al Covid: si tratta di Arnaldo Fava, 80enne originario di Cavallirio ma residente a Prato Sesia.

E poi tutti a casa

Si comincia a parlare di “focolai”, si comincia a tenere il “lockdown” (che poi arriverà di lì a poco), partono i primi servizi per le persone messe in quarantena. Un incubo che proseguirà fino ai primi di maggio: solo con la primavera si vedranno i primi allentamenti delle restrizioni. Ma da allora, come è ben noto, è stato tutto un tira-e-molla di divieti e concessioni. Senza mai vedere effettivamente la fine del tunnel. E adesso in zona rossa rischiamo seriamente di finirci di nuovo dentro.

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2 Commenti

1 Commento

  1. Maurizio

    9 Marzo 2021 at 7:17

    Siamo passati dopo in anno da ” andrà tutto bene ” a ” andrà tutto come l’anno scorso” . Non è cambiato proprio niente anzi andiamo molto peggio di prima.

    • John

      9 Marzo 2021 at 22:10

      Puoi dire grazie ai due governi di inetti che hanno preceduto quello attuale. Ora c’è finalmente un piano vaccinale concreto e serio e sono certo che verrà rispettato.

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