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Abusi edilizi al Maggiora Park: arriva il momento della verità

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Abusi edilizi al Maggiora Park, che venne fatta chiudere dalla procura di Novara.

Abusi edilizi al Maggiora Park

Si era parlato di gravi irregolarità alla pista di motocross di Maggiora, chiusa nel 2017 dalla procura di Novara. Alla fine i presunti abusi edilizi sono stati prescritti, e in parte l’area è stata regolarizzata. In piedi c’è ancora il processo che vede sul banco degli imputati anche due imprenditori biellesi.

Paolo Schneider e Stefano Avandero, ex soci della Schava srl e gestori dell’impianto (ora è subentrata la A Sport Group) avevano lanciato il progetto di recuperare la pista di Maggiora per ospitare eventi internazionali come il Motocross delle Nazioni. E le prime edizioni furono da tutto esaurito riportando l’entusiasmo di un tempo tra la gente.

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Ma alla caserma dei carabinieri di Borgomanero già nel 2012 iniziarono ad arrivare le prime lamentele. Un impianto troppo grosso in quell’angolo di paese. Subito si puntò tutto sulla mancanza della Via, la valutazione di impatto ambientale. Per gli imprenditori e il Comune non era dovuta.

Indagini

Fatto sta che scattarono i controlli e l’area venne addirittura sequestrata dalla procura per diverso tempo tanto da fare saltare anche diversi appuntamenti motoristici già in programma.

Secondo l’accusa, la giunta comunale di Maggiora dell’epoca avrebbe chiuso un occhio su alcune irregolarità presenti nei lavori di ampliamento del parco. Si parlava di opere abusive tra cui l’area lavaggio, la box town, il ristorante. Tutto realizzato in un’area che è coperta dal vincolo paesaggistico.

Nei giorni scorsi la pubblica accusa sostenuta dal pm Silvia Baglivo ha chiesto per i quattro imputati una condanna a otto mesi di reclusione per tutti. Oltre ai due imprenditori biellesi compaiono Fabrizio Curti, responsabile tecnico comunale, e Massimiliano Vanoni, consulente e progettista della ex Schava.

La sentenza il 18 gennaio

I legali dei difensori hanno chiesto l’assoluzione per i propri assistiti. Tra l’altro nelle ultime udienze l’avvocato Marco Ferrero, in rappresentanza dei due imprenditori biellesi, ha sottolineato l’assoluta buona fede. La società infatti aveva chiesto pareri a professionisti incaricati e all’amministrazione comunale. Avevano fatto un importante investimento su quell’area e nel caso fosse stato necessario avrebbero anche richiesto la Via.

Il processo in questi anni si è concentrato proprio sulla mancanza della Via, un valutazione che le difese ritengono non necessarie, anche da parte dei professionisti che si erano occupati del progetto, stante il carattere non permanente dell’impianto.

Proprio gli avvocati Marco Ferrero, legale dei due imprenditore biellesi, Francesco Dal Piaz, difensore del tecnico comunale, in base a questo punto di vista hanno chiesto l’assoluzione anche per gli abusi edilizi che sarebbero prescritti. La sentenza è attesa per il 18 gennaio.

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