Torna all’università il 23enne che ha gestito l’Ospizio Sottile

Tornaa valle il giovane universitario che ha gestito l’Ospizio Sottile: «Ma lassù ho lasciato il cuore».

Torna all’università il 23enne che ha gestito l’Ospizio Sottile

È tornato ai suoi studi universitari dopo una stagione passata a gestire lo storico Ospizio Sottile. Simone Polenghi, 23 anni, ha vinto la sua scommessa. Il rifugio a confine tra Valle d’Aosta e Valsesia era chiuso da un anno, il Comune di Alagna aveva lanciato un bando e il giovane lodigiano aveva deciso di parteciparvi. In fondo aveva già lavorato d’estate in alcuni rifugi, anche se mai presi in gestione diretta.

Esperienza positiva

Aveva voluto provarci e ha vinto il bando. Il periodo del lockdown e della pandemia del Covid aveva sollevato tanti timori, ma alla fine si è rimboccato le maniche e ha aperto la struttura. Nelle scorse settimane il rifugio ha terminato la propria stagione. Polenghi ha riconsegnato le chiavi in Comune ed è tornato a dedicarsi ai suoi studi universitari.

Rimboccarsi le maniche

«Ho lasciato il cuore – racconta -. Per me è stata una esperienza fantastica. Anche a causa del lockdown ho dovuto fare una corsa contro il tempo per cercare di aprire con l’inizio della stagione. La struttura era rimasta chiusa per un anno e i lavori da fare non mancavano».

Promozione dei prodotti locali

Ha cercato di dare un tocco personale alla sua attività: «Ho deciso di promuovere soprattutto i prodotti della valle, in modo da legare ancora di più il rifugio al territorio». E così chi è salito d’estate al rifugio Sottile ha potuto trovare la polenta prodotta con la farina della Valsesia, oppure i vini dell’area del Gattinara, oltre ad altre prelibatezze.

Tante idee e molto entusiasmo

Il giovane rifugista però ha saputo farsi apprezzare e promuovere la propria struttura anche con un intenso lavoro sui social. «È stata davvero un’esperienza indimenticabile – conclude -. Sono contento, adesso torno a studiare. E non si sa mai che la prossima stagione io possa tornare al “mio” rifugio».

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