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«Costretta ad alzare la voce per vedere mia madre». Pronto soccorso, altre lamentele

Borgosesia, il racconto di una donna. Il problema è sempre il divieto di entrare per gli accompagnatori.

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«Costretta ad alzare la voce per vedere mia madre». Pronto soccorso, altre lamentele. Il racconto di una donna. Il problema è sempre il divieto di entrare per gli accompagnatori.

«Costretta ad alzare la voce per vedere mia madre». Pronto soccorso, altre lamentele

Ore di attesa fuori dalla porta del pronto soccorso in attesa di conoscere le condizioni della madre anziana. Prassi consueta in molti ospedali, compreso Borgosesia. Ma molti trovano assurde queste disposizioni. E’ per esempio il caso di una donna di Cavallirio (S.R. le sue iniziali), che protesta: «E’ un comportamento irrispettoso verso le famiglie dei pazienti. Se alla fine non mi avessero fatta entrare avrei chiamato i carabinieri».

Non è la prima volta che alcuni utenti reclamano sul metodo di gestione degli arrivi e della permanenza dei malati al pronto soccorso. Un paio di mesi fa era stata una donna di Trivero a raccontare una spiacevole vicenda accaduta con la mamma anziana, affetta da diverse patologie e con problemi di comunicazione. Ora la nuova segnalazione.

“Ho portato mia madre anziana e poi ho dovuto restare fuori”

«Ho dovuto fare i conti con il pronto soccorso in due occasioni. La prima è stata una esperienza diretta con mia mamma, la seconda indirettamente tramite mio marito con mia suocera. In entrambi i casi, oltre tutto, abbiamo anche avuto a che fare con atteggiamenti poco gentili e poco pazienti da parte del personale sanitario».

La donna mette in luce l’impossibilità di accompagnare la persone ammalata dentro la struttura: «Sono stata lasciata entrare la primissima volta, ma sono stata ripresa perché secondo gli operatori mia mamma non doveva esser portata al pronto soccorso ma semplicemente poteva esser seguita dal personale della casa di riposo in cui risiede. Peccato che, essendosi tolta un sondino, è stata proprio la residenza anziani a decidere di trasferirla al pronto soccorso. Dopo due giorni mia mamma è tornata in ospedale. E in questo caso non mi è stato consentito di avvicinarmi a lei, e ho dovuto restare fuori. Se avessi voluto, potevo stare nel container attrezzato».

Minaccia di chiamare i carabinieri

Da qualche tempo infatti è stata allestita una struttura mobile che consente agli accompagnatori degli utenti del pronto soccorso di attendere le dimissioni dei pazienti al chiuso. Una soluzione temporanea in attesa di momenti migliori. Almeno così si suppone.

Qualche settimana fa la donna di Cavallirio ha in effetti ha seguito le regole dettate dal personale ospedaliero e ha atteso per un po’ notizie fuori dal nosocomio. Ad un certo punto però essendo particolarmente preoccupata, ha perso la pazienza. «Ero con mio marito e ho detto che se non mi avessero consentito di avvicinarmi a mia madre davvero mi sarei rivolta alle forze dell’ordine. Dopo aver alzato il tono della voce, guarda caso sono stata fatta entrare».

Una situazione quindi molto delicata. «Mia mamma è anziana, allettata, e pressoché in fin di vita, non si può lasciarla sola. Ma al di là che sia mia madre, credo che non si debba lasciare un malato solo. Già se una persona arriva in ospedale non penso che lo faccia perché non ha nient’altro da fare. Se in aggiunta ci si deve confrontare con persone poco simpatiche, che seguono regole prive di umanità, penso che siamo davvero fuori strada».

Perché a Borgomanero non ci sono questi problemi?

La donna mette in luce: «Mi domando il motivo per cui a Borgosesia ci siano certi protocolli mentre a Borgomanero per esempio non è così. Prima i parenti non venivano fatti entrare in pronto soccorso per via del Covid e delle relative restrizioni, ora qual è la motivazione? Penso che sia arrivato il momento di far qualcosa».

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