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Fusione Gattinara-Lenta: l’opposizione chiede lo stop se uno dei due centri non vuole

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Fusione Gattinara-Lenta: il gruppo di minoranza “Gattinara, impegno comune” esprime alcune perplessità sul progetto e sulle modalità di presentazione.

Fusione Gattinara-Lenta, la minoranza

Il gruppo di minoranza “Gattinara- Impegno comune” chiarisce la sua posizione in merito alla proposta di fusione tra Gattinara e Lenta. I consiglieri «sottolineano come le critiche e le perplessità formulate fossero rivolte in primis alla fretta della presentazione del progetto, contenente errori e imprecisioni che non hanno permesso un’adeguata analisi dei dati, che non ne ha permesso la dovuta condivisione con i cittadini, né lo studio e approfondimento da parte delle forze di minoranza chiamate ad esprimersi in merito, avendo ricevuto il documento quattro giorni prima».

La cittadinanza

«In secondo luogo hanno ritenuto scorretto l’aver trascurato le opinioni dei cittadini di Lenta, in gran parte contrari a questo processo che hanno definito “colonizzazione” e che sono stati aspramente criticati per aver espresso delle idee contrastanti con quella del loro primo cittadino e per aver raccolto delle firme tra i dissenzienti – proseguono i consiglieri – avrebbero dovuto meritare rispetto attraverso il coinvolgimento reale in un progetto che va a impattare sulla loro storia e sull’identità futura della loro comunità. Durante il consiglio hanno posto quindi una serie di domande su questioni di interesse generale, ma che nel documento non erano trattate». Sono molte le domande di natura concreta poste dal gruppo dei consiglieri.

Altre proposte

«Sono rimaste tutte lettera morta, così come anche la riflessione sulla drammatica situazione economica nazionale, legata alla pandemia, che potrebbe far “saltare” i contributi, stabiliti comunque ogni anno con decreto, e che costituiscono l’ elemento centrale di tutto il documento – osservano – I consiglieri di minoranza sono stati accusati di non aver portato proposte di fusione alternative, ma quello non era il momento per farle: erano chiamati a esprimersi su un progetto, del quale avevano avuto comunicazione a grandi linee in un riunione ufficiosa tre mesi prima e in un documento, pochi giorni addietro. Se fossero stati coinvolti prima, avrebbero proposto un ‘idea che si chiama “democrazia”: inserire tale progetto nel programma della prossima tornata elettorale e lasciar decidere ai cittadini con il voto alla lista e al candidato sindaco (con i requisiti per potersi candidare) proponente».

Il referendum

Oltre a un rinvio della deliberazione, i consiglieri «hanno suggerito infine un atto importante a tutela dei cittadini da parte del sindaco – aggiungono i consiglieri ulteriormente ribadire o, come si dice, “mettere nero su bianco” nella delibera che l’esito referendario negativo anche di uno solo dei due Comuni porterà all’interruzione dell’iter intrapreso, nel rispetto della comunità e della sua gente. Anche questa proposta non ha avuto risposta. La delibera di fusione ha riportato sei voti favorevoli e sei contrari espressi dai consiglieri; è stata quindi approvata con il voto determinante del sindaco, ormai al termine del secondo e ultimo mandato. Risultato decisamente equilibrato, non certo una maggioranza schiacciante, che dovrebbe far riflettere».

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